Per arrivare a Feudo Montoni si attraversa una Sicilia ai più sconosciuta, fatta di dolci colline colorate, paesi diroccati e semi abbandonati, distese di lente pale eoliche e strade impervie da affrontare. Una terra che può respingere, ma che di certo fa aprire il respiro, perché vastissima e piena di contrasti che alimentano poesia e pensiero. Una Sicilia che non passa inosservata, come Feudo Montoni, baglio governato dall'appassionato Fabio Sireci, erede del nonno fondatore, e dall'innamorata Melissa Muller, moglie di Fabio e scrittrice anglosassone. Dall'antico edificio del 1469, dotato di corte interna e un susseguirsi di stanze piene di storia, lo sguardo si allunga verso la vallata e i campi condotti a biologico, dove pioggia, vento, escursioni termiche, altitudine, esposizione e tipologia di suoli creano condizioni particolari che Sireci chiama “Isola Montoni”. Sono 80 gli ettari totali, coltivati a ulivo, grano e ovviamente viti, piantate tramite selezione massale nella seconda metà degli anni Sessanta: Nero d'Avola, Nerello Mascalese, Grillo, Catarratto, Inzolia e Perricone, con cui si produce il Core. Il vino, il cui nome s'ispira alla forma della vigna da cui proviene, mantiene integra l'anima selvatica delle piante, innestate a mano 40 anni fa: è un vino arioso e lieve, gentilmente aderente e dai toni iodati, ricolmo di delicati profumi floreali, vaniglia e della dolce spigolosità del lampone.
(ns)
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