Simone e Giovanni Rossi ormai hanno sulle spalle oltre dieci anni di attività. E sull’isola del Giglio è un traguardo che vale doppio, verrebbe da dire, visto che qui la viticoltura è a dir poco eroica. Del tutto priva di meccanizzazione, è ricca di vigneti quasi irraggiungibili se non con gambe da scalatore e coltivabili soltanto a mano. Una visita è consigliabile, per rendersi conto di quello che le parole non possono spiegare fino in fondo. I loro ormai quasi cinque ettari a vigneto, una superficie da “grande azienda” per le dimensioni dell’isola toscana, sono coltivati a biologico. E se vogliamo parlare veramente di “vins de garage” quelli di Fontuccia lo sono in senso letterale, visto che la cantina è ricavata in un paio di ex rimesse. Lo stile dei vini ormai sembra aver raggiunto un livello di maturità solido e ben definito. Sono vini puri e dalla spiccata personalità, di ottima precisione esecutiva e dal carattere salino. Ad esemplificare al meglio questi elementi il Cru Caperrosso, vino ottenuto nell’omonima punta del Giglio, che guarda a Sud verso Giannutri. Un luogo quasi selvaggio, dove la vite, più che crescere, sopravvive. La versione 2019 del Caperrosso Senti Oh!, Ansonica in purezza, possiede profumi di iodio, eucalipto e pietra focaia, ad anticipare uno sviluppo gustativo strepitoso per ritmo e sapore, con chiusura segnata da una nota salmastra di grande personalità.
(Franco Pallini)
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