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FORUM AIS/BIBENDA A ROMA - LA LETTERATURA INSEGNA: FU OMERO IL PRIMO A DISSERTARE SUL TEMA DEL PREZZO DEL VINO. DILIBERTO (PDCI) LANCIA UNA PROPOSTA: IL VINO DEVE RIENTRARE NELLE COMPETENZE DEI BENI CULTURALI

La letteratura insegna: fu Omero il primo a dissertare sul tema del prezzo del vino e sulla possibile vendita a Polifemo di vino da taglio. A ricordarlo qualche giorno fa a Roma è stato Oliviero Diliberto (Pdci) nella tavola rotonda promossa da Ais Roma-Bibenda Editore sul tema “Il prezzo del vino e il suo ricarico nel ristorante”. “Oggi il prezzo del vino - ha sostenuto Diliberto, diplomato “sommelier onorario” dal consiglio nazionale dei Sommelier Ais-Roma - è spesso indipendente dalla filiera ma è connesso al luogo dove viene consumato”.

Diliberto, primo firmatario della proposta di legge sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni italiani, ha poi continuato spiegando che “il comparto enologico è strategico perché è impossibile da delocalizzare e nell’era della globalizzazione è un settore economico che rimarrà sempre e comunque in Italia. Il territorio é il segmento di mercato su cui si gioca una partita fondamentale per il nostro Paese e la politica deve impegnarsi per aiutare i produttori di vino. Non possiamo più permettere che questo settore sia di esclusiva competenza del Ministero dell'Agricoltura - ha continuato il neo sommelier - ma deve anche rientrare nelle competenze del Ministero dei Beni culturali. I vitigni autoctoni devono diventare “patrimonio culturale dello Stato” perché solo così si potrà porre argine alla riforma del Titolo V della Costituzione e si salvaguarda l’unitarietà della materia. Il settore enologico rischierebbe infatti di indebolirsi con la regionalizzazione”.

Tra le proposte del “progetto di legge sui vitigni autoctoni nazionali”, la diminuzione dei costi di produzione, con finanziamenti specifici da ricavare con fondi europei 2000-2006 riservati ai produttori che accettano di aderire al costituendo Albo. Ai produttori aderenti andranno in particolare 5+5 anni di finanziamenti, da esplicitare in etichetta, volti propri a calmierare i costi. Il progetto di legge sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni italiani raccoglie la proposta di Luigi
Veronelli sull'indicazione del "prezzo sorgente", quello di vendita del produttore, in etichetta.

“Un'iniziativa di trasparenza - ha commentato Diliberto - per tutelare i consumatori, nel pieno rispetto delle dinamiche di mercato perché non è previsto alcun vincolo alla filiera distributiva”. La proposta del prezzo sorgente in etichetta è stata accolta con scarso favore dai ristoratori presenti alla tavola rotonda perché “nei casi di bottiglie conservate negli anni in cantina sarebbe fonte di distorsioni nella percezione del ricarico effettuato dal ristoratore che non vedrebbe compensato l'investimento effettuato con capitale immobilizzato nel tempo”.

Per Bruno Tabacci (Udc) “il terreno sul quale lavorare è piuttosto la difesa dei marchi di qualità. Dai tempi dello scandalo del metanolo i produttori italiani - ha affermato il presidente della Commissione attività produttive - hanno fatto enormi salti qualitativi con ottimi risultati economici. Il comparto del vino a volte ha rafforzato distretti industriali come a Canelli dove il 50% del fatturato è ora legato alle macchine per la produzione del vino. Mentre ci sono casi, nel mantovano ad esempio, in cui è stata la ristorazione di alto livello a far penetrare vini di alta qualità. Il settore enologico ha dunque - ha concluso Tabacci - grandi prospettive se continuerà a premere l'acceleratore sulla qualità delle produzioni”.

Ma non solo i prezzi “pesano” sul vino, nonostante il grande interesse che questo grande prodotto delle nostre terre continua a evocare sono sempre meno le persone disposte a cimentarsi nel difficile mestiere del vignaiolo. Ne è convinto Enzo Ercolino, produttore campano della Feudi San Gregorio, secondo cui “i viticoltori italiani sono una razza in via di estinzione, appena il 5% degli agricoltori nazionali, mentre in Francia o in Germani sono al 7%”. Per lo sviluppo del comparto enologico italiano quello che serve, secondo Ercolino, “non è tanto aumentare il numero dei produttori, già inflazionato da avvocati e industriali con l’hobby del vigneto. Il vino - ha affermato Ercolino - è un elemento di unità del paese e quello che serve è l’unità nazionale su un prodotto che ben esprime il genius loci italiano”. Ercolino ha citato l’esempio dell’Ungheria che ha riconosciuto nel Tocai il simbolo dell’unità del Paese.

Un intervento unitario è stato richiesto anche dal produttore veneto Roberto Anselmi, secondo il
quale “il settore enologico ha bisogno di accorpamenti di terreni per abbassare i costi e agevolazioni sui diritti d'impianto. Gli stessi produttori di Amarone - ha detto Anselmi - stanno ora abbassando i prezzi. I produttori veneti devono fare un po’ di autocritica, cercando di riequilibrare i listini di produzioni della stessa doc. A volte, ha detto il produttore veneto, si trovano produzioni della stessa doc messe sul mercato a prezzi dieci volte superiori il costo di un’etichetta di medio livello”.

Secondo i produttori “serve dunque un ampio intervento normativo che parta dalla revisione della normativa sulle denominazione di origine fino alle cinque proposte di legge sui passiti ferme in Commissione Agricoltura e alla legge sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni presentata da Oliviero Di liberto, che ha annunciato per settembre un convegno sul tema della revisione normativa del comparto enologico”.

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