Questa Garganega semplicemente vinificata in acciaio (come tutti gli altri vini della cantina), ha la dolcezza intensa della del melone e della pesca maturi, dei fiori di biancospino e di camomilla, ma una nota altrettanto decisa di pietra focaia; cera d’api, iodio e nepitella chiudono il bouquet di profumi caldi e solari, che contrastano nel sorso fresco e quasi salino che scorre lesto in bocca. C’è calore e densità e anche un certo grado di aderenza saporita al cedro, perfetti per non passare inosservati ai sensi e accompagnarsi a piatti non troppo ego-riferiti. L’etichetta si riferisce alla piccola chiesetta che sorge attorniata dai vigneti impervi di Franchetto e che fu costruita dagli abitanti di Terrossa al termine della Seconda Guerra Mondiale, in seguito al voto che fecero nel caso non fossero cadute bombe sulle loro teste. La terra qui è rossa, piena di ferro e minerali, di matrice vulcanica, come il Soave ci insegna, originata dall’antico vulcano Monte Crocetta, che qui svettava 45 milioni di anni fa, insieme al Monte Calvarina e al Monte Duella. Fierissimi di questa eredità, Antonio e Mara Franchetto con le figlie Giulia e Anna producono qui - in Val d’Alpone, ai piedi dei Monti Lessini - i loro vini dal 1982: gli ettari vitati a uve autoctone sono 22 e le bottiglie ottenute circa 50.000 all’anno. Ci sono anche diversi boschi che contribuiscono a mantenere buona la biodiversità dei loro luoghi.
(ns)
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