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FRANCIA - IL VINO E' ALIMENTO? PER I MEDICI E' "NO". OLTRALPE SI INASPRISCE LA POLEMICA. IL PARERE DI EZIO RIVELLA, PRESIDENTE DELL'UNIONE ITALIANA VINI

Si inasprisce in Francia la querelle sul vino: i medici sono insorti contro la prospettiva che venga equiparato al cibo e ne venga autorizzata la pubblicità alla tv, come chiede invece con insistenza l'industria enologica.
“Ci opporremo con determinazione a ogni iniziativa che abbia come obiettivo l'assimilazione del vino ad un alimento perché sarebbe una mistificazione scientifica”, tuona Alain Rigaud, psichiatra, a capo della "Associazione Nazionale della prevenzione in alcoologia e additologia".
L'equiparazione al cibo è una delle misure su cui il mondo del vino "made in France" punta per aggirare il divieto sulla pubblicità formulato dalla controversa Legge Evin e tentare così di uscire da una crisi sempre più nera. Non a caso figura con prominenza in un libro bianco che cinque parlamentari eletti in zone a forte insediamento viticolo hanno consegnato ieri al primo ministro Jean-Pierre Raffarin.
Per i medici sarebbe però assurdo se il Governo accogliesse le richieste del "libro bianco": si minerebbe, infatti, alla radice la lotta all'alcoolismo, una piaga che - sottolinea il professor Michel Reynaud - "é responsabile di 40.000 morti premature e evitabili all'anno in Francia". Il professore mette in evidenza quella che gli sembra una palese contraddizione: "non si può - avverte - votare una legge di salute pubblica che si sforza di far diminuire del 20% in 5 anni il consumo di alcool e allo stesso ammorbidire la Legge Evin".
I medici francesi non sono nemmeno sicuri che due bicchieri di vino al giorno abbiano un effetto benefico sul cuore e, in qualche misura, riducano il rischio-infarto, come segnalato da alcuni studi. Mettono, innanzitutto, in evidenza una cosa: i tanto strombazzati benefici connessi con una piccola dose di alcool (20 grammi per gli uomini, 10 per le donne) non riguardano soltanto il vino ma in generale tutte le bevande alcooliche, dalla birra al whisky. E dove sono - domandano - le prove che un consumo "moderato" riduce davvero la mortalità? Secondo Alain Rigaud, psichiatra, a capo della "Associazione Nazionale della prevenzione in alcoologia e additologia, troppe cose dette sul vino sono "un'accozzaglia di dati scientifici parziali, di commenti e di posizioni partigiane”.


Il commento di Ezio Rivella
"Repressione e proibizionismo non servono ...
Occorre un'educazione al buon bere"

"La repressione e il proibizionismo non servono a niente, ma occorre invece un'educazione al buon bere ed al consumo responsabile di vino". Così Ezio Rivella, presidente dell'Unione Italiana Vini, sulla querelle che in Francia sta infiammando il palcoscenico enologico. Al centro dell'animato dibattito, che Oltralpe contrappone medici e vignaioli, la proposta presentata al primo ministro francese di un libro bianco della viticoltura.
Un testo che afferma l'importanza del vino per la cultura francese, che descrive i principi sanitari di questa bevanda, e che tra l'altro suggerisce i modi "corretti" per pubblicizzare il nettare di Bacco in tv e mass-media.
Una proposta che non è piaciuta alla categoria dei medici, secondo cui annullerebbe gli sforzi delle campagne contro l'alcolismo, innescando così un'accesa polemica.
"Ma è una polemica con ben poco senso - commenta Rivella, spezzando un lancia a favore dei produttori francesi - del resto un buon bicchiere non ha mai fatto male a nessuno, ed anzi un consumo moderato aiuta a vivere meglio e più a lungo. Più che alimentare polemiche - aggiunge - è necessario, invece, formare, soprattutto i giovani, ad un consumo moderato del vino ed al piacere del bere di qualità. Un'operazione che dovrebbe essere fatta in tutte le scuole, anche quelle italiane. La repressione a tutti costi non ha del resto mai portato frutti ma spinge invece alla trasgressione e all'eccesso".

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