Alla collezione delle nuove tipologie di produttori ambientalisti e seguaci d’un “pensiero” più o meno filosofico mancava quella del biodinamico-aristotelico. Ora c’è. E anche il vino di riferimento. Bottiglia nera in ceramica – più che suggestiva – annata in numeri romani e nome (Materia Prima) che rimanda appunto al gigante di Stagira e alla sua teoria d’un universo fondato sull’intreccio delle quattro componenti primigenie (fuoco, terra, aria, acqua). È anno “d’acqua”, mutevole e vivace, questo 2017 apripista in Italia (per merito di Cuzziol) del lavoro di Karl Fritsch, dal 1999 con le sue idee e il suo stile peculiare alla guida dell’azienda di famiglia nel Wagram, Austria, straordinari sottosuoli (i depositi glaciali del loss, ricchi di calcare, e pendici di granito e gneiss) e giusto mesoclima. Il Materia è blend di Traminer e Veltliner, prima fermentazione spontanea in tonneau usati e poi (dopo due settimane) passaggio in “uova” di cemento dove fa la malolattica. Il risultato? Astenersi chi, lette le premesse, si aspetta (e desidera, ahilui) un ossidatone dai profumi discutibili, ma purché di color arancio scuro. Qui invece la definizione del sorso (pur ampio e carnoso) è fatta di aromi impeccabili, tensione dialettica e vivificante, gran sapore. Una sorpresa, sia per chi rifugge i cosiddetti “naturali”, sia per chi li cerca ma li ha vissuti finora in modo unidimensionale.
(Antonio Paolini)
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