Angelo Gaja arriva in azienda quando il padre Giovanni già aveva tratteggiato lo stile “Gaja”. Prima di tutto in fatto di prezzi: agli inizi degli anni '60, infatti, il Barbaresco già costava più del Barolo. Angelo Gaja, compiendo scelte che continuano ancora a far discutere, per primo “osò” innovare l'enologia piemontese: dall'abbattimento delle rese per ettaro, al controllo della temperatura di fermentazione, all'uso di tappi sovradimensionati, all'affinamento in barrique, solo per fare alcuni esempi, praticamente ridisegnando il modo di concepire il vino con l'adozione di pratiche, oggi scontate, ma agli inizi degli anni '60 letteralmente dirompenti. Attualmente, l'azienda piemontese conta su 92 ettari di vigneto, per una produzione che sta sulle 350.000, e, nel frattempo, in azienda sono arrivati i suoi figli Gaia, Rossana e Giovanni. E poi ci sono le aziende fuori dal Piemonte: Bolgheri (Ca’ Marcanda, dal 1996), Montalcino (Pieve di Santa Restituta, dal 1994), nonché la recente (2017) “joint-venture” etnea Idda accanto a Graci. Il Barbaresco Sorì Tildin 2016 è un vino che mette tutti d’accordo grazie all’ammaliante corredo speziato, agli austeri profumi di fiori secchi, al frutto e alle fresche note balsamiche, che progressivamente emergono dal bicchiere. La bocca è nervosa e rotonda al tempo stesso, definita da una imponente trama tannica di grana fine, ad allungarsi sul finale.
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