Se ci chiedessero di citare una Regione, e una soltanto, per evidenziare la trasformazione del vino italiano negli ultimi trent’anni, con tutta probabilità diremmo Campania. Si tratta di una terra antica, capace però, proprio nel recente passato, di attualizzare e rilanciare con forza le sue innumerevoli virtù enoiche, a cominciare da un giacimento di varietà di antica coltivazione davvero formidabile. Probabilmente con un focus più bianchista che rossista - qui entra in gioco anche l’evoluzione del mercato - ma certamente con vini rossi che hanno scritto pagine altrettanto significative. Galardi è ed è stato protagonista di questa piccola rivoluzione. L’impresa comincia nei primi anni Novanta, grazie a Luisa Murena, Arturo e Dora Celentano e Francesco Catello, e nel 1994, ormai giusto 30 anni fa, arriva il primo Terra di Lavoro. Aglianico e Piedirosso, affinato in barrique, è un vino che pesca nella tradizione per spostarla nella modernità. Nella versione 2019 frutti a bacca nera, delicate note floreali, spezie e una bella nota pirica compongono il nitido e complesso bagaglio aromatico di questo vino, che al palato si offre pieno, in buon equilibrio tra acidità e frutto integro e dotato di una notevole concentrazione tannica, ben inserita in un contesto dinamico e di ottima persistenza aromatica. Oggi Galardi conta su 10 ettari a vigneto in biologico per una produzione di 30.000 bottiglie.
(are)
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