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GDO, DISTRIBUTORI, ENOTECHE: IL DIVERSO ATTEGGIAMENTO NEI PREZZI E NELLE SCELTE DEI VINI. I COMMENTI DI MONFRINI (METRO), MEREGALLI E ENOTECA LONGO

Italia
La scelta allo scaffale in enoteca

“Sia per il retail che per il catering, la grande distribuzione è molto attenta al posizionamento prezzi; i competitors sono tutti gli operatori commerciali, dai quali i nostri clienti possono rifornirsi: mercati generali, cash & carry, iper, super, grossisti specializzati ... Ogni 15 giorni controlliamo i prezzi su 50 competitors e disponiamo di un sistema informativo che ci aiuta a risposizionare tutti i prezzi per area. Metro, azienda di distribuzione all’ingrosso per i clienti professionali, vuole essere il miglior grossista di vino, anzi la miglior enoteca: “ci riteniamo un canale ridistributivo alternativo che vuole collaborare con il produttore. I nostri ricarichi vanno dallo 0 al 2%, con un margine globale dell’11/15%, per i vini più comuni siano essi da tavola Igt o a denominazione di origine, ad un 9/12% medio, con un margine medio del 16/24% per i “vini fini e doc/docg ristorazione”, che comprendono etichette che non devono essere presenti nella Gdo”. Così Giuseppe Monfrini, dirigente Metro centrale acquisti, sul “perché delle scelte sul vino” e sul “diverso atteggiamenti nei prezzi”.

Sempre sullo stesso tema, ma su un fronte diverso, il distributore di vini di alta qualità Giuseppe Meregalli spiega che “il distributore va visto come un mezzo efficace come parte commerciale staccata dall’azienda di produzione. Certo il marchio valore dell’azienda deve restare bene evidenziato nella distribuzione e non soffocato dalla personalità dell’azienda distributiva”.

Giovanni Longo, per le enoteche wine-bar, non ha dubbi, per le aziende vinicole che producono tra le 70 e le 100.000 bottiglie. Perché ? “Perchè fotografano il produttore tipico che si propone all’enoteca: per un’azienda che produce abitualmente milioni di bottiglie, oggi i nostri canali di vendita non sono i più idonei, anche se per molti di questi prodotti le enoteche hanno contribuito a farne l’immagine. I piccoli produttori si appoggiano quindialle enoteche per accrescere la loro forza vendita. Devo quindi dire che se l’enoteca non ricarica almeno il 40% chiude: non paga i fornitori, non paga il personale, non paga i costosissimi affitti di posizioni centrali, non paga le tasse, insomma fallisce e deve cambiare lavoro ! Ecco che la nostra bottiglia viene posizionata sullo scaffale a 5 euro, quando in altri sistemi potrebbe avere un costo inferiore”.

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