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Giovani e già affermati, alla conquista del mondo: i sommelier italiani nei locali top del pianeta

La storia comune di Davide Dargenio, miglior Sommelier d’Italia 2018 Aspi, e dei 12 semifinalisti, italiani nei locali di Londra, Parigi, Sydney ...

Così come il vino made in Italy, negli anni, ha conquistato i mercati del mondo, anche l’arte italiana di servirlo e consigliarlo al cliente finale si è diffusa ai quattro angoli del pianeta. Come racconta, tra le righe, il concorso per il titolo di Miglior Sommelier d’Italia 2018 dell’Aspi - Associazione della Sommellerie Professionale Italiana, che, nei giorni scorsi, ha visto trionfare il giovane Davide Dargenio, oggi chef Sommelier e formatore al Le Berceau des Sens, ristorante d’applicazione dell’E.H.L, la prima e più antica struttura di management alberghiero del mondo a Losanna, in Svizzera ma che, a soli 28 anni, già vanta esperienze in ristoranti stellati di Francia, Spagna ed Inghilterra, compreso il celebre tristellato The Fat Duck di Heston Blumental.
Ma se Dargenio è il vincitore, la sua storia di “giovane giramondo del vino”, è comune a tanti dei 12 sommelier che si sono affrontati in semifinale.
Come Beatrice Bessi, 33 anni di Piacenza, e Michele Fazari, 27 anni di San Giorgio Morgeto (Reggio Calabria), entrambi sommelier dell’esclusivo 67 Pall Mall di Londra, club privato dove girano in carta 5.000 etichette e 800 proposte al bicchiere, o Salvatore Castano, 28 anni di Giardini Naxos (Taormina), e oggi Sommelier del ristorante Mash a Londra. Ancora, dopo varie esperienze, compresa quella nel “tempio” italiano del vino, l’Enoteca Pinchiorri di Firenze, c’è Alessandro Cini, 24 anni, di Arezzo, che oggi lavora al Four Seasons George V di Parigi, e ancora più giovane è il suo quasi concittadino, Francesco Cosci, 23 anni, di Monsigliolo (Arezzo), sommelier de Les Climats di Parigi dove cura una carta dei vini da 2200 referenze unicamente di Borgogna.
Da Roma arriva invece Matteo Paciotta, 27 anni e sommelier del The Fat Duck a Londra, Mentre Paolo Saccone, 33 anni, di Milano, oggi è, tra le altre cose, group sommelier del DEDES Group, realtà che gestisce diversi ristoranti in Australia, a Sydney.
Da Milano arriva Davide Vaccarini, 36 anni, che partito da Il Luogo di Aimo e Nadia, è passato per il Regno Unito in diversi ristoranti stellati (compreso il tristellato The Waterside Inn), ma anche per l’Albereta, a Erbusco, con Gualtiero Marchesi, e oggi è Brand Ambassador & Head Sommelier ad Arvi SA, azienda leader nel mondo del commercio di vini rari, con sede a Melano, in Svizzera.
Ovviamente, c’è anche chi ha trovato fortuna in patria, magari dopo qualche esperienza nel mondo. Come il 27enne Simone Marelli, di Milano, che dopo diversi periodi al Marchesino e al tristellato The Waterside Inn a Londra, tra gli altri, oggi è sommelier nella sua città, al ristorante Morelli nell’hotel 5 stelle Viu, del circuito World Design Hotel.
Classe 1975, invece, per Davide Buongiorno, di Montagnana (Mantova), oggi Wine Director dello stellato Ristorante del Cambio di Torino di Matteo Baronetto, mentre viene da Cerro Maggiore (Milano) Marco Grassi, 50 anni tondi, e responabile dell’Enoteca del Metro Cash & Carry di Cinisello Balsamo.
Un piccolo spaccato di una realtà ben più ampia e complessa, che racconta, però, di un alto profilo internazionale della sommellerie italiana nel mondo.

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