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GIOVANI: MENO BIRRA E VINO, PIÙ SUPERALCOLICI. SPESSO FUORI DAI PASTI ... LO DICE L’ISTAT. I TANTI COMMENTI: DA COLDIRETTI AL CODACONS, ALL’OSSERVATORIO NAZIONALE ALCOL DELL’ISTITUTO SUPERIORE SANITÀ

Italia
Purtroppo, nei giovani, meno birra e vino, più superalcolici, peraltro fuori dai pasti

Meno vino e birra e più superalcolici, e sempre più spesso fuori pasto. E’ la pessima tendenza sul consumo di bevande alcoliche dei giovani italiani, secondo il rapporto Istat “Uso e abuso di Alcol in Italia”, sul decennio 1998-2008.
I maschi tra 18 e 24 anni che consumano alcol tutti i giorni sono passati dal 22,4% al 16,2%; in modo occasionale dal 57,4% al 62,9%; fuori pasto dal 39,9% al 49,4%.
Le donne della stessa fascia di età che bevono ogni giorno passano dal 5,8% al 3,3%, le occasionali dal 51,5% al 58,6%, mentre fuori pasto dal 20,8% al 33,5%. I giovani che bevono solo vino e birra scendono da 8,9% al 5,7% (da 6,4% a 4,5% per le femmine); quelli che consumano solo aperitivi, amari e superalcolici, crescono da 3,2% a 6% (da 7,6% al 10,5% per le donne).
Cresce anche il binge-drinking (più di sei bevande alcoliche in un’unica occasione) che riguarda il 12,1% dei maschi e il 2,8% delle donne. Alla luce di questi dati, tutti i protagonisti della filiera del vino ribadiscono la necessità di investire in prevenzione, promuovendo la conoscenza del vino a partire dalle giovani generazioni.

I commenti – Codacons: “Allarme giovani, alzare età minima a 18 anni”, Coldiretti: “Promuovere la conoscenza a scuola”. Dalla “Giornata per la prevenzione dell’alcol”, promossa da Istituto Superiore Sanità, Ministero Welfare e Oms , emerge che “i giovani riscoprono il vino, ma in cocktail-spazzatura”
“Promuovere la conoscenza a scuola per fermare abusi a partire dai giovani”: lo afferma la Coldiretti di fronte allo scenario che emerge in seguito alla diffusione dei dati Istat sul consumo di alcol in Italia, sottolineando che “occorre investire nella prevenzione promuovendo la conoscenza del vino a partire dalle giovani generazioni per fermare gli abusi che negli adolescenti sono spesso provocati dal consumo di bevande alcoliche mascherate da bibite alla frutta”. Dati, quelli Istat, “allarmanti” secondo il Codacons, che “impongono provvedimenti immediati da parte delle istituzioni, anche per limitare il numero di decessi legati direttamente o indirettamente all’alcol. La prima misura da attuare è l’innalzamento da 16 a 18 anni dell’età minima per la vendita di alcolici associata a controlli serrati su tutto il territorio e sanzioni severe contro i trasgressori, considerando anche che il divieto di somministrare alcolici dopo le 2 nelle discoteche viene ormai violato con una certa sistematicità”. Non solo, secondo i dati diffusi in occasione della “Giornata per la prevenzione dell’alcol”, promossa dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), dal Ministero del Welfare e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), c’é anche il vino, adesso, tra le bevande alcoliche che giovani e giovanissimi consumano per ubriacarsi, ma la qualità non conta nulla, e spesso alcolici molto diversi finiscono per far parte di cocktail-spazzatura.
Per la Coldiretti “l’esperienza dimostra l’efficacia della formazione, poiché, tra molti giovani, si sta anche affermando un consumo responsabile di vino che è divenuto l’espressione di uno stile di vita “lento” attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a “stare bene con se stessi”. E il fatto che si stima che almeno il 40% degli oltre 30.000 sommelier italiani sono giovani, dimostra - sottolinea la Coldiretti - che cresce tra le nuove generazioni la cultura della degustazione consapevole del vino, da contrapporre al consumo sregolato di alcol. Bisogna invece fermare la diffusione di cocktail, superalcolici e “alcolpops”, bibite che contengono spesso vodka e rum mascherate da innocui analcolici “ready to drink” che si presentano con un’immagine accattivante di divertimento e socializzazione che favoriscono gli eccessi e il bere fino ad ubriacarsi”. Secondo la Coldiretti, sulla base dei dati Ismea/AcNielsen relativi al 2008, il consumo familiare di vino si è ridotto complessivamente del 2%, ma è aumentato dell’1,8% l’acquisto di bottiglie di vini a denominazione di origine confezionati (Doc/Docg) che ha praticamente raggiunto in valore quella per i vini da tavola.
Anche secondo il presidente Codacons, Carlo Rienzi “per tutelare i giovani dai rischi dell’alcol è indispensabile un giro di vite contro le cosiddette bevande “alcopops”, ossia bevande con gradazione alcolica compresa tra 5 e 6 gradi travestite da innocui succhi di frutta, dirette a colpire proprio i più giovani e a creare assuefazione. Infine - conclude Rienzi - chiediamo di vietare anche in Italia la pubblicità dei prodotti alcolici, così come avviene in altri paesi; pubblicità immorale che spesso enfatizza improbabili effetti positivi dell’alcol”.
I dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), dal Ministero del Welfare e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sono il risultato di rilevazioni eseguite fuori dalle discoteche grazie al Progetto “Il Pilota”, giunto al terzo anno, ma costretto a chiudere i battenti per mancanza di finanziamento: l’86% dei giovani che frequentano discoteche e pub consuma alcolici soprattutto il sabato sera in cerca di ebbrezza, sotto la spinta di suggestioni pubblicitarie. “A differenza del passato, i giovani non disdegnano il vino, ma lo usano spesso per mescolarlo ad altri alcolici e preparare miscugli” sottolinea il direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Iss e del Centro Oms per la ricerca sull’alcol, Emanuele Scafato, che è anche presidente della Società Italiana di Alcologia. A preferire il vino sono soprattutto le ragazze al di sotto dei 18 anni e il modello di consumo più diffuso è stato importato dall’estero, soprattutto dalla Spagna: è la moda del “butellon”, la damigiana nella quale si mescolano il vino e gli alcolici meno costosi, che in Italia sta diventando comune soprattutto fra i giovani del Nord. Un rito, secondo gli esperti, che ha molto in comune con quello tipico del consumo di droghe.

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