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GIUSEPPE MARTELLI, DIRETTORE GENERALE DELL’ASSOCIAZIONE ENOLOGI ITALIANI, RICONFERMATO PRESIDENTE DELL’UNION INTERNATIONALE DES ŒNOLOGUES

Giuseppe Martelli, direttore generale dell’Associazione Enologi Italiani (Assoenologi), è stato riconfermato presidente dell’Union Internationale des Œnologues, cioè della Federazione che, a livello mondiale, rappresenta le organizzazioni nazionali di categoria dei tecnici vitivinicoli per un totale di oltre 25.000 enologi operanti in più di 15.000 cantine diverse. Martelli era stato eletto per la prima volta al vertice dell’importante organizzazione internazionale nel dicembre 2002 a Bordeaux (Francia).

La riconferma del dottor Giuseppe Martelli al vertice dell’Union Internationale des Œnologues è l’ennesima riprova della credibilità e della professionalità che gli enologi italiani hanno saputo accreditarsi a livello internazionale, nonché del loro determinante ruolo svolto per il progresso ed il rinnovamento della vitienologia del nostro Paese.

Enologo e biologo, dal 1979 Martelli è rappresentante per l’Italia all’Union Internationale des Œnologues di cui, dal 1989 al 1996 ha ricoperto la carica di segretario generale, dal 1999 al 2002 quella di primo vicepresidente, quindi dal 2002 quella di presidente.

L’Union Internationale des Œnologues è stata fondata in Italia il 24 aprile 1965 con atto firmato alla Camera di Commercio di Milano e attualmente ha sede a Parigi all’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin. Tra i suoi principali scopi figurano: rappresentare le associazioni nazionali nei contesti internazionali, assicurare la difesa professionale degli enologi, opporsi all’uso improprio del titolo, perseguire l’unificazione delle pratiche enologiche, dei metodi ufficiali di analisi chimiche, fisiche, biologiche e sensoriali, armonizzare la formazione ed il titolo di enologo nei diversi Paesi, divulgare gli studi ed aggiornare la categoria. Giuseppe Martelli ne è il decimo presidente ed il secondo italiano riconfermato.


L'approfondimento - Nella storia dell’enologo, ovvero
del professionista della produzione e del miglioramento qualititavivo dei vini, l’evoluzione del mondo del vino


L'Enologo è il professionista che, dalla coltivazione della vite alla raccolta dell’uva, dalla vinificazione all’imbottigliamento, cura ogni operazione, sovraintendendo e determinando quanto serve a garantire, sia pure nei diversi livelli produttivi e nelle diverse fasce di consumo, la qualità del prodotto.
Questo professionista è nato in Francia come titolo ed in Italia come formazione, non per caso ma per necessità. Infatti tra la metà e la fine dell'ottocento la vite e quindi il vino rischiarono di scomparire dall’Europa a causa dell’avvento dall’America di tre gravi parassiti: l’oidio, la fillossera e la peronospora. La viticoltura europea uscì da questo trauma profondamente trasformata, certamente turbata, ma consapevole che il suo futuro era legato alla ricerca, alla sperimentazione, ad una tecnologia capace di sopperire ad eventuali nuove calamità.

Il pericolo e le preoccupazioni che i tre parassiti suscitarono fecero capire in tutto il Vecchio Continente che non si poteva andare avanti con le tecniche colturali, che da tempi memorabili venivano tramandate da padre in figlio, bensì che ci si doveva basare su concetti e principi di agronomia, di biologia, di fisiologia, studiando e ricercando le cause che stanno alla base di ogni fenomeno. Si capì che la tradizione da sola non indirizzava i viticoltori, non combatteva le calamità, non migliorava la qualità.

Nel 1876 nasceva così a Conegliano (Treviso) la prima Scuola di enologia del mondo, con lo scopo di assicurare uomini specializzati, preparati, in grado di seguire e far proseguire, su basi scientifiche, il settore vitivinicolo nazionale. L’enotecnico, come allora veniva chiamato, venne a costituire il fattore determinante su cui si sarebbe basata tutta la vitienologia, tanto da scandire le principali tappe che hanno caratterizzato, negli ultimi 130 anni la trasformazione del settore.

Vini migliori, senza difetti significarono mercati più facili, salita delle richieste e, per i viticoltori, produzioni più remunerative. In Europa nacquero le prime cantine sociali, dirette da enotecnici, con lo scopo di vinificare e curare i prodotti di quegli agricoltori che, per mancanza di attrezzature e di conoscenze, spesso vedevano vanificate intere annate. Nacque la fermentazione in bianco, quella a temperatura controllata, si diede sempre più importanza alle analisi enochimiche, ai controlli microbiologici, all’igiene della cantina: la qualità della produzione vinicola in Italia come negli altri Paesi europei aumentò.

Anche il modo di vendere e di acquistare il vino iniziò a cambiare. Per praticità, igiene e razionalità alla damigiana andava sempre più sostituendosi la bottiglia anche per i vini comuni, “quelli di tutti i giorni”. In cantina una metamorfosi di questo genere ha implicato una più rispondente organizzazione, l’adozione di tecnologie più avanzate nella difficile pratica dell’imbottigliamento.

E questa profonda metamorfosi, che costituisce poi la storia di oltre cento anni della nostra enologia, ha avuto ed ha a livello tecnico-gestionale, un protagonista principale: l’enotecnico, oggi enologo. Per rendersi conto del ruolo che questo professionista ha acquisito basta andare a vedere chi è il direttore o il responsabile di produzione delle principali aziende vitivinicole mondiali, ci accorgeremmo che dalla Concha y Toro alla San Pedro in Cile, dalla Penfold alla Hardy in Australia, dalla Moet Chandon alla Chateau Margaux in Francia, dalla Antinori alla Martini & Rossi in Italia, dalla Freixnet a Michel Torres in Spagna e si potrebbe continuare per pagine e pagine, il direttore o il responsabile di produzione è un enologo.

Oggi gli enologi che attivamente operano a livello mondiale sono oltre 25.000, l’Union Internationale des Œnologues, ovvero la Federazione che rappresenta le Associazioni nazionali di categoria dei tecnici vitivinicoli ne raggruppa poco meno del 75%. Il 35% degli enologi a livello mondiale opera in cantine sociali o private con mansioni direttive, il 10% svolge la libera professione, mentre la rimanente percentuale è occupata con incarichi diversi.

L’Union Internationale des Œnologues ha sede a Parigi presso l’Organi-sation Internationale della Vigne et du Vin ed è presieduta dall’italiano Giuseppe Martelli, professionalmente direttore generale dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani, riconfermato per il secondo mandato consecutivo il 21 novembre 2005.

La maggiore concentrazione di enologi si ha nell’Unione Europea, che vede l’occupazione del 70% degli enologi mondiali. Non solo la prima Scuola superiore di viticoltura e di enologia è italiana, ma anche l’Associazione di categoria più antica al mondo dei tecnici vitivinicoli: l’Associazione Enologi Enotecnici Italiani, essa è stata infatti fondata nel 1891.
Il titolo di enologo fu riconosciuto per la prima volta per legge in Francia nel 1965, quindi in Italia nel 1991 e successivamente in Svizzera, e Spagna. In Brasile, Argentina, Cile, Uruguay e Germania è in via di riconoscimento, mentre negli altri Paesi produttori il tecnico del vino, sia pure non avendo un titolo riconosciuto per legge, ha una equipollenza sulla base delle direttive emanate dall’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (OIV) e dall’Union Internationale des Œnologues (UIOE); quest’ultima è stata fondata alla Camera di Commercio di Milano nel 1965 e nell’ambito del Simei festeggerà i suoi primi quarant’anni di attività. Un evento importante che mette in luce anche in questo settore il ruolo dell’Italia che dal 2002 detiene la presidenza di questo importante organismo.

E’ stato durante il Congresso dell’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin del 1994 che gli enologi sono stati indicati come “persone altamente qualificate che, in conformità alle proprie conoscenze scientifiche e tecniche, sono capaci di svolgere, nel rispetto delle buone e legali pratiche, funzioni di capitale importanza per il settore vitivinicolo”.

L’Enologo è quindi il responsabile della produzione vitivinicola. La sua professionalità si sviluppa principalmente nella gestione di complessi enologici, con grandi responsabilità quindi anche sulla salubrità e genuinità del vino e pertanto verso i consumatori. All’enologo in Europa ed in diversi Paesi extracomunitari è demandata la responsabilità di alcune specifiche pratiche enologiche. Notevole è quindi la sua responsabilità civile, penale e gestionale nel comparto vitivinicolo.

Negli ultimi anni il ruolo dell’enologo è ulteriormente cambiato oggi il bravo enologo non è più solo colui che fa va un buon vino base alle sue conoscenze o ancor peggio al suo personale gusto, bensì colui che, in base alla materia prima a disposizione, riesce a trarre il massimo della qualità, salvaguardando la tradizione, ma con un occhio sempre attento alle tendenze del mercato. Inoltre l’enologo negli ultimi vent’anni è diventato sempre più comunicare, ovvero testimonial dei propri vini. Tecnicamente poi la sua professionalità in tutto il mondo si è spostata verso il vigneto, nella convinzione che la qualità da lì inizia.

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