Il rischio della retorica, così come l’eccesso di romanticismo, sono dietro l’angolo quando ci si occupa di aziende come questa. È un fatto certo, però, che se oggi i vini dell’ambito di Mamoiada, nel Nuorese, iniziano ad avere finalmente la visibilità che meritano, si deve in gran parte a Francesco Sedilesu; che una volta raccolta l’eredità del padre Giovanni ha iniziato dal 2000 a imbottigliare di suo, vinificando uve ad alberello dalle basse rese e di un’età compresa fra i 40 e gli 80 anni (una vigna, prefillosserica, ha persino superato il secolo di vita!). Le morbide colline di provenienza, situate fra i 600 e i 900 metri d’altitudine e dal sottosuolo prevalentemente sabbioso, godono di clima privilegiato per il cannonau: vitigno principe della cantina e del territorio, da Francesco declinato in più etichette (a parte la divagazione eterodossa dell’unico bianco, il Perda Pintà, da uve granazza). Fra i campioni del Nostro svetta però questo Mamuthone, affinato in cemento dopo una vendemmia ricavata da una vigna cinquantenne: di un rubino luminoso, colpisce il naso con un trionfo floreale e fruttato, che muove dal ribes al mirto, dal chiodo di garofano al glicine, dalla ciliegia alla macchia mediterranea. Elegantissimo al palato, fresco, sapido e dall’estrazione tannica esemplare, questo 2015 costituirà di certo uno dei riferimenti paradigmatici per la denominazione.
(Fabio Turchetti)
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