Alberto Graci non sbaglia un colpo con i suoi Etna. Da tempo incanta con i classici e con i cru, sia rossi che bianchi. In particolare con l'Arcurìa - la contrada omonima sul versante nord del vulcano a 700 metri di altezza - offre l'espressione più franca ed elegante del Nerello Mascalese in purezza: un vino austero ma non duro, sottile ma non esile, intenso e pure trasparente, che assomiglia alla trama del terreno dove nasce, sabbioso ma carico di sostanze. Qui parliamo di Sopra il Pozzo, l'ultimo nato in casa Graci e che non è ancora in vendita in Italia - lo si trova negli Stati Uniti - ma presto arriverà. Alberto ha deciso di andare ancora più in "profondità" con una selezione maniacale nel vigneto dell'Arcurìa. La sua carta d'identità non lascia dubbi: è un vino del vulcano al cento per cento, a partire dal colore che ha già un'unghia aranciata, ma che non palesa alcuna stanchezza; il naso sa di agrumi appena canditi, di camino spento, di leggero anice, di erbe secche. La componente minerale si fa sentire nella beva vibrante, sostenuta da un'acidità molto ben calibrata. La presenza del legno è discreta, ma importante nel dare una sorta di "cremosità" al sorso. La vinificazione non cambia: fermentazione spontanea con lieviti indigeni in tini di rovere senza controllo delle temperature e macerazione sulle bucce dai 30 ai 90 giorni. L'affinamento prevede due anni in botti grandi.
(Francesca Ciancio)
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