Quattro vigne dal pedigree impeccabile, tutte classificate Grand Cru, tutte perle dunque della Cote des Blancs: una a Cramant, due a Chouilly, una a Oiry, tutte largamente oltre i 30 anni di età, con punte (c’è una fetta piantata addirittura nel 1946!) davvero notevoli e importanti. E, come risultato, una cuvée – neanche a dirlo - di grandi ambizioni. Pur se non millesimato, il Prisme (come indica il piccolo numero che fa sponda al nome in etichetta) fa riferimento a una vendemmia, in questo caso la 2013, ed è fermentato e lavorato (con il vino base per sette mesi sui lieviti) in acciaio per il 94%, mentre l’uso di botti da 400 litri per la restante frazione, ma senza che si svolga fermentazione malolattica (e dunque preservando e privilegiando per intero la freschezza) aggiunge una pennellata di ulteriore complessità, e riflessi diversi appunto, al prisma cui il vino è intitolato. I sei anni e mezzo di cantina e il basso dosaggio (4,5 grammi) fanno il resto, rifinendo il mosaico: quello di un vino, serio, teso, lungo ed elegantissimo, blasone di una piccola casa a conduzione e proprietà familiare (che dello Chardonnay da terra bianca gessosa fa il suo “fleuron”, il suo vanto e orgoglio) è alla quinta generazione consecutiva di produttori, e riassume la sua filosofia in un aforisma significativo: quando il territorio s’impone, la mano dell’uomo, ogni volta che può, si tira indietro.
(Antonio Paolini)
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024