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Hitler sull’etichetta del vino? Lo chiedono i turisti tedeschi e austriaci. Gli italiani preferiscono quelle con Mussolini. Uno strano caso di marketing
di Eleonora Ciolfi

E’ stato il Ministro della Giustizia tedesco a sollevare il caso, nei giorni scorsi, inoltrando una protesta diplomatica all'Italia per chiedere che vengano ritirate le bottiglie di vino prodotte dalla cantina friulana Lunardelli con l’immagine di Hitler sull’etichetta. Il ministro di Grazia e Giustizia, Roberto Castelli, dal canto suo ha risposto dicendosi d'accordo sul “cattivo gusto” dell'iniziativa imprenditoriale e ricordando comunque che sarà la magistratura italiana a valutare se ci sia reato.

Ma curiosando sul sito internet dell’azienda (www.vinilunardelli.it) se ne scoprono delle belle: l’etichetta con Adolf Hitler non è un caso isolato, poiché Lunardelli produce una vera e propria serie di etichette da collezione dedicata al Führer: ben 14 differenti ritratti. E non solo: c’è la serie dedicata al ventennio fascista (16 etichette), con pose di Mussolini in tutte le salse, quella dedicata al comunismo (più striminzita, solo 6 etichette), che comprende tra gli altri Che Guevara, Gramsci, Stalin e Marx. Non manca la serie dedicata all’Ottocento, con i più inoffensivi Napoleone e Sissi, all’esercito italiano e ai bikers.Ce n’è insomma per tutti i gusti: ora il deputato dei Verdi Paolo Cento ha annunciato la presentazione di un’interpellanza parlamentare al ministro degli Interni e al ministro della Giustizia per chiedere il ritiro dai bar di Roma delle bottiglie di vino con l'etichetta che riproduce l'effigie di Hitler.

Ma la domanda che sorge spontanea è: chi li compra questi vini? Andrea Lunardelli, responsabile marketing dell’azienda e ideatore della linea di etichette storiche, nata nel 1994, spiega: “Le bottiglie con l’etichetta di Hitler sono acquistate quasi esclusivamente da turisti tedeschi e austriaci in vacanza in Italia, e per questo sono vendute nei luoghi di villeggiatura o di passaggio, come gli autogrill in autostrada. Attenzione, non si tratta di skinheads, ma di gente normalissima, che però tende ad acquistare le bottiglie di nascosto, magari nell’orario di apertura o chiusura, quando ci sono pochi clienti. Invece i vini con l’etichetta di Mussolini sono richiesti soprattutto dagli italiani. Sono proprio Hitler e Mussolini i primi personaggi nella nostra classifica di vendite, al terzo posto c’è Che Guevara. In totale produciamo 70.000 bottiglie all’anno della serie etichette storiche, e questi tre sono i personaggi più richiesti”.

Ma come è nata questa idea? “Molti anni fa un cliente che voleva mettere in tavola per cena una bottiglia con la foto del Duce ci ha chiesto se potevamo fargli un’etichetta ad hoc per l’occasione. Poi è stata la volta di un cliente di Bolzano che ci ha chiesto l’etichetta di Hitler, poi la voce si è sparsa e noi ci siamo detti: perché non provare? Negli ultimi anni abbiamo aggiunto anche la serie dei grandi personaggi comunisti, per riequilibrare un po’ le cose. A noi serve solo per farci pubblicità: produciamo anche bottiglie “normali”, e con le nostre etichette da collezione abbiamo acquistato molti nuovi clienti”.

E le polemiche di questi giorni? “Non sono certo le prime, le nostre etichette sono state denunciate e ritirate molte volte, per questo le ho “ripulite” da ogni simbolo, tipo svastiche, che possano crearci problemi. Adesso siamo perfettamente a norma di legge”.

Non ritenete le vostre etichette offensive della storia e delle vittime delle dittature fascista e nazista? “Noi seguiamo una pura logica commerciale, non c’è nessun credo politico dietro quello che facciamo. Le produciamo semplicemente perché ce le chiedono, è la legge della domanda e dell’offerta. Onestamente io non terrei mai in casa una bottiglia con Hitler, ma evidentemente c’è gente a cui piace. Non ho rimorsi o sensi di colpa, semmai devono averli chi le compra. Pensi che mi hanno chiesto molte volte di mettere sulle etichette immagini più forti, tipo svastiche o SS, ma io mi sono sempre rifiutato. Adesso abbiamo anche un tentativo di imitazione, un’azienda di Belluno che ci ha copiato le etichette ed utilizza simboli di chiara propaganda nazista: li abbiamo denunciati”.

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