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I BABY BOOMERS E GIOVANI DEGUSTATORI TRAINANO I VINI ROSSI ITALIANI IN QUEBEC E IN ONTARIO. LO DICONO I “GRANDI MARCHI” DEL VINO. CANADA SEMPRE PIU’ EPICENTRO DELL’EXPORT VINICOLO ITALIANO DI QUALITA’

Canada sempre più “Italian wine-loving nation”: la corsa dell’export di vino italiano, con 56 milioni di litri nel 2008 (+3,8% sul 2007) e un valore di 200 milioni di euro (+8,3%). Lo ha reso noto oggi a Montreal l’istituto del vino italiano di qualità “Grandi Marchi” (da Umani Ronchi a Lungarotti, da Biondi Santi a Chiarlo, da Ambrogio e Giovanni Folonari a Tasca D’Almerita, dalla Tenuta San Guido a Cà del Bosco, da Masi a Mastroberardino, da Donnafugata a Marchesi Antinori).

L’Italia si posiziona al secondo posto nella classifica generale dei Paesi fornitori del Canada, con una quota del 19,3% del mercato totale (al primo posto, c’è la Francia con una quota di mercato che passa, però, dal 37,8 al 26% negli ultimi 10 anni).

Secondo Piero Antinori, presidente dei “Grandi Marchi”: “il vino italiano ha saputo resistere, in questi anni, all’attacco di competitor importanti come l’Australia, grazie ad una strategia fondata, innanzitutto, sulla qualità. Lo dimostra il fatturato segnato nel 2008 dalle 17 top aziende dei “Grandi Marchi”, che da sole rappresentano il 18% sul valore totale dell’export con 36 milioni di euro. Il Canada è un Paese che riserva ancora molti margini di crescita - ha continuato Antinori - per questo occorre potenziare la promozione e la formazione degli operatori con azioni mirate nei diversi monopoli, come quelle che, in questi giorni, ci vedono impegnati a Montreal e poi a Vancouver, nel progetto sostenuto dall’Unione Europea e dallo Stato italiano”.

Sul fronte del mercato interno, l’Italia continua a conquistare posizioni. A fare da traino il Quebec: con oltre 86milioni di euro (+11,3%) assorbe da solo il 47 per cento del vino importato dall’Italia ed è secondo solo alla Francia. Ma è in Ontario, la provincia più popolosa del Paese, che il vino italiano conquista il primato per quantità e valore, con oltre 72milioni di euro (+5,4 per cento sul 2007). In evoluzione anche il profilo del consumatore-tipo canadese, che oltre ai consolidati baby boomers (generazione di 40-50enni particolarmente predisposti a spendere per prodotti evocativi di lifestyle) registra la new entry dei giovani degustatori di età compresa tra i 19 e i 30 anni, sempre più inclini al “battesimo” del vino a discapito di birra ed altre bevande alcoliche.

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