Ingiustamente trascurato per decenni il Pecorino abruzzese sta prepotentemente tornando alla ribalta conquistando non solo una certa notorietà fuori dai confini regionali, ma anche l’apprezzamento da parte della critica enologica internazionale che comincia a non considerarlo più un vino semplice e di pronta beva ma ne riconosce sempre più spesso la complessità e la buona capacità di invecchiare. Tra i produttori che più si stanno distinguendo per il loro lavoro sul Pecorino abruzzese ci sono certamente Valentina e Luigi Di Camillo della Tenuta I Fauri di Ari nel chietino. Ho provato al recente Merano Wine Festival cinque annate del loro Pecorino a partire da un freschissimo e sapido 2014 che non denunciava la sua età neanche dal colore ancora paglierino e brillante, toni floreali e di anice per il 2015 tosto e ricco di frutto in bocca. Più erbaceo ma sempre fresco e con una bella nota di anice anche il 2016, dal sorso lungo e persistente, mentre il 2017 si distingueva al naso per i decisi toni fruttati e di erbe aromatiche mediterranee e un palato fresco e ben bilanciato. Infine il 2018, anche questa annata è stata vinificata in cemento ed affinata in acciaio, decisamente elegante e complesso al naso dai profumi di sale marino, frutta esotica a polpa gialla, gelsomino e menta, ben equilibrato in bocca tra acidità e frutto per un lungo finale giocato tra sapidità e un bel ritorno del frutto.
(Massimo Lanza)
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024