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I PRODUTTORI DI VINO CHIEDONO SANZIONI CONTRO CHI SBAGLIA IN FATTO DI ETICHETTE E DI PUBBLICITA' INGANNEVOLE

I produttori di vino del Trentino chiedono un sistema di sanzioni proporzionale al danno sociale degli illeciti e un ordinamento di settore meno complicato per poter lavorare con tranquillità e sicurezza. Le novità sul tappeto -emerse oggi al convegno organizzato dal Consorzio Vini del Trentino insieme all'Unione dei Giuristi della Vite e del Vino - sono numerose: quest'estate il panorama delle leggi sul settore vitivinicolo si è arricchito di nuove disposizioni, riguardanti le sanzioni e le pene accessorie, l'albo degli imbottigliatori e l'etichettatura, che si è uniformata alle direttive europee in materia.
Il sistema sanzionatorio - come ha spiegato Pietro Caviglia, docente di diritto vitivinicolo dell'Università di Palermo - ha subito cambiamenti significativi: gli illeciti sono stati sì trasferiti dal diritto penale a quello amministrativo, ma le sanzioni sono state inasprite dal punto di vista economico. Non solo. "Il nuovo provvedimento - ha continuato - ha coniato nuove figure d'illecito e nuove sanzioni accessorie relative all'albo degli imbottigliatori, detenuto dalla Camera di Commercio".
"Le sanzioni principali ed accessorie nel settore vitivinicolo - ha concluso Caviglia - vanno risolte urgentemente con approccio pragmatico, per dare tranquillità al settore che reclama regole chiare e sanzioni ragionevoli, che tengano conto delle difficoltà operative laddove la violazione avviene spesso per la eccessiva complessità e frammentarietà del sistema normativo. Ed è anche urgente riconsiderare la disciplina dell'albo imbottigliatori, riesumando la ratio originaria, secondo la quale l'albo doveva costituire un mezzo per controllare il confezionamento del prodotto, specialmente nei casi in cui esso subiva dei passaggi orizzontali tra operatori situati in posti diversi". Con il recepimento della direttiva europea, la filosofia che sottende le informazioni da mettere nelle etichette dei prodotti alimentari è cambiata. E con essa le regole, come ha spiegato Giuseppe Caracciolo, magistrato e docente di legislazione vitivinicola presso l'Università di Verona. "Ho la sensazione che il settore vitivinicolo - ha detto - sia il settore di sperimentazione per eccellenza, e faccia da apripista nel più vasto ambito del diritto alimentare, per le innovazioni e le tendenze".
La rivoluzione sta nelle cosiddette indicazioni complementari, che oggi sono consentite. "In sostanza - ha spiegato Caracciolo - siamo passati da un sistema ad "indicazioni tassative", nel quale erano vietate tutte le indicazioni non espressamente indicate come obbligatorie, ad un sistema "aperto", nel quali possono essere inserite tutte le informazioni, purchè veritiere e non ingannevoli, che non interferiscono con l'ambito riservato alla disciplina".
Sull'uso delle denominazioni d'origine e alla loro capacità di costituire uno strumento di penetrazione del mercato si è concentrato Stefano Dindo, vicepresidente dell'Unione dei Giuristi della vite e del vino. "Le denominazioni sono efficaci come strumenti promozionali - ha detto - solo se riguardano prodotti che possono vantare reali e specifiche tradizioni umane, culturali connesse con un determinato territorio". Dindo ha anche posto l'attenzione sulla pubblicità ingannevole, che induce in errore il consumatore. "Considerato che le aziende vitivinicole utilizzano sempre più forme di pubblicità che coinvolgono la stampa ed altri media - ha concluso - è giusto che si comportino con responsabilità e attenzione".

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