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Il bilancio 2016 dello Champagne (per la prima volta) a ProWein: per il Comité Champagne è il secondo miglior fatturato di sempre, a 4,71 miliardi di euro (-0,6% sul 2015). Barillère (co-presidente Comité): “con Prosecco una sana competizione”

Italia
Jean - Marie Barillére, co - presidente del Comité Champagne

Il Comité Champagne fa il bilancio di un 2016 vissuto, guardando alle spedizioni ed alle vendite interne, in altalena, ma chiuso comunque in sostanziale stabilità, come ha raccontato il co-presidente del Comité Jean-Marie Barillère dalla ProWein di Düsseldorf (fino al 21 marzo, www.prowein.com) dove, per la prima volta, il mondo dello Champagne ha presentato lo stato dell’arte delle bollicine più bevute al mondo, che perdono qualcosa sul 2015, sia in volume (a quota 306 milioni di bottiglie, il 2,1% in meno del 2015) che in valore (a 4,71 miliardi di euro, -0,6% sul 2015, meglio delle previsioni di inizio 2017, ndr), facendo registrare comunque il secondo miglior dato di sempre, ed una crescita sensibile del prezzo medio.

A frenare la crescita, a guardar bene, è proprio il mercato dei consumi interno, in calo del 2,5% nei volumi, ed il crollo del Regno Unito (-8,7% in volume e -14% in valore) causato dal calo della sterlina, primo effetto tangibile della Brexit
. Non va troppo meglio nel vicino, ma importante, mercato belga (-9,8% in valore), né nella lontana Australia (-8,6% in valore). Cali comunque mitigati dal trend positivo del primo partner dello Champagne, gli Usa, dove le bollicine francesi crescono sia in volume (+6,3%) che in valore (+4,9%). Bene anche il Giappone, terza meta d’elezione dello Champagne, dove i valori crescono del 3%, nonostante il -7,2% dei volumi. Ma una delle sorprese principali resta l’Italia, dove le bottiglie importate sono state ben 6,63 milioni (+4,3%), per un controvalore di 138,83 milioni di euro (+6,4%).

Sorpresa non per Barillère, che spiega come questo, così come il dato della Spagna, in leggera crescita, e degli altri mercati, non faccia che confermare “un modello di crescita sempre più teso verso la qualità, che porta con sé un aumento del prezzo medio ed una diversificazione delle tipologie acquistate: il rosé, ad esempio, è cresciuto dell’8,6% in volumi, e le cuvé di alto livello del 4,6%. I consumatori di Champagne - continua il co-presidente del Comité - sono sempre più consapevoli e cercano bottiglie di sempre maggior qualità. Del resto, come sistema abbiamo un potenziale massimo di 350 milioni di bottiglie, 10% della produzione di bollicine complessiva del mondo”.

Ecco perché la crescita del Prosecco, indicato da più parti come il concorrente principale dello Champagne, fa tutt’altro che paura. “Siamo felici della crescita del Prosecco, specie dal punto di vista qualitativo, fa bene in primis a noi: più bollicine buone ci sono nel mondo - dice a WineNews Barillère - e più consumatori si avvicinano alla categoria, dal Canada (in crescita del 9,4%) all’Asia (dove lo Champagne fa ancora fatica ad affermarsi), fino ai Paesi Scandinavi. Con il Prosecco, così come con le altre bollicine italiane, non c’è rivalità, ma una sana competizione commerciale. Ciò che dobbiamo fare, noi, è continuare a presidiare e rappresentare il vertice di questa piramide produttiva”. Non solo in termini commerciali, ma anche di marketing, anche se, ci tiene a precisare Barillère, “la promozione non è una delle attività cui si dedica il Comité, ci sono brand fortissimi sul nostro territorio che fanno grande lo Champagne nel mondo, ma certo qualcosa sta cambiando: con il riconoscimento Unesco l’intera denominazione si sta riscoprendo terra di accoglienza, con enormi investimenti in sale degustazioni e ristrutturazioni aziendali”. Chiosa su uno dei temi più caldi dell’ultimo periodo, la grande questione ambientale. “Non crediamo che la risposta sia nella conversione alla produzione organica, non avrebbe molto senso, quando una persona si ammala si cura, così come la vite. Nonostante ciò, come territorio abbiamo tagliato del 50% in 15 anni l’utilizzo di fitofarmaci e sistemici, anche quelli permessi dai protocolli dell’agricoltura biologica, e in parallelo stiamo portando avanti le nostre politiche ambientali, dalla carbon footprint alla depurazione delle acque”.

Nicole Schubert

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