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EDITORIALE

Il fenomeno Etna

Territorio: Etna

ll fenomeno Etna potremmo dire che gioca un’“altra” partita nel variegato mosaico enoico della Sicilia. Potremmo, perché a ben guardare la situazione è più complessa. La produzione non supera i 3 milioni di bottiglie, “spartite” su 140 produttori e 700 ettari di vigneto iscritti all'albo della denominazione. Ma i prezzi dei vini non sono ancora così alti da permettere una remunerazione adeguata a chi produce solo etichette etnee (specialmente le piccole e piccolissime realtà che sono in maggioranza in questa parte della Sicilia). Eppure, la superficie vitata del vulcano era di 14.000 ettari nel 1985-1987 per poi contrarsi decisamente. Solo nei primi anni Novanta, ad opera di alcuni produttori pionieri, si ritornò a parlare e a produrre sull'Etna, ma non a reimpiantare, evidentemente. Non a tutti erano sfuggite le indicazioni di Giacomo Tachis all’Istituto Regionale della Vite e del Vino che guardava all'Etna come la zona più significativa della Sicilia enoica, ma, allo stesso tempo, nessuno puntò, specie tra i produttori siciliani non etnei, sulla zona. Eppure i terreni di origine vulcanica, le escursioni termiche, l’età avanzata dei vigneti, spesso pre-fillosserici, e le varietà qui allevate (Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante, Minnella) erano già in simbiosi con l’ambiente e già avrebbero svelato le loro potenzialità anche ad un occhio non del tutto esperto. Quindi il fenomeno Etna appare ancora un mix di certezze ed incertezze, a partire dal prezzo dei vigneti che può essere stellare quanto molto basso. Come sempre a rimettere le cose in sesto dovranno pensarci i produttori, tutti, anche a costo di qualche rinuncia.

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TAG: ETNA, SICILIA

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