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Il vino cinese arriva negli aeroporti. La francese Camus lo distribuirà nei suoi negozi. Presto le etichette in mandarino a Roma, Parigi, Amsterdam, Helsinki e nei duty free dei principali scali internazionali

Prima i vestiti, le scarpe, l'hi-tech, adesso i vini. Nonostante siano stati finora considerati con un certo snobismo dagli esperti occidentali, i vini cinesi hanno posto le basi per l'invasione dei mercati internazionali. L'agenzia cinese Xinhua ha dato notizia, infatti, di un accordo appena stipulato tra la Cognac Camus e il produttore e maggiore esportatore di vini cinesi Dragon Seal.

L'accordo prevede la distribuzione di vini cinesi in alcuni dei 4.000 negozi duty free della Camus, diffusi in tutto il mondo, a partire dai principali aeroporti internazionali, tra i quali Roma, Parigi , Bangkok, Singapore, Amsterdam e Helsinki.
Per i vini che verranno venduti negli aeroporti verrà studiato un tipo particolare di confezione, pensata per i viaggiatori internazionali.

L'azienda francese ha già stipulato accordi di questo tipo con
diversi produttori cinesi di liquori, e cioè Moutai, Gu Yue Long Shan e Chunghwa Cognac. Questi liquori si trovano già in distribuzione nei negozi Camus. In seguito all'accordo con la Dragon Seal, la Camus comincerà nell'arco dei prossimi sei mesi, e per dieci anni, a distribuire anche il vino Osmanthus, che è prodotto esclusivamente in Cina.

La Dragon Seal è stata fondata 95 anni fa, e usa uve esclusivamente cinesi. La scelta dell'attuale presidente della Camus, Cyril Camus, è sicuramente influenzata, osserva l'agenzia Xinhua, dal fatto che l'imprenditore ha una moglie cinese, sposata nel 1999.

"La vendita nei negozi duty free della Camus ci aiuterà a
rafforzare l'immagine del nostro brand", ha dichiarato Liu Chunmei, general manager della Dragon Seal.

La Dragon Seal già esporta vini in Europa: "Esportiamo in diversi Paesi europei, come Francia, Germania e Belgio, che sono tradizionali produttori di vino", afferma la manager. Adesso i prossimi obiettivi sono Gran Bretagna, Svezia, Danimarca e Norvegia. Attualmente la Dragon Seal esporta il 10% dei propri prodotti, ma conta di arrivare al 18 per cento entro il 2010.

E non è da escludere neanche uno sviluppo nel mercato
italiano, nonostante l'accoglienza freddina riservata finora ai vini cinesi: "In un mercato dove la produzione di vino sta sempre più connotandosi con caratteri internazionali, anche la Cina dirà presto la sua, e bisognerà fare i conti con questo mercato", osserva Luca Bandirali, presidente dell'Associazione Italiana Sommelier della Lombardia.

E pazienza se nel 2005, a Vinitaly, il sommelier professionista dell'Enoteca Italiana Gianpiero Cucini ha bocciato senz'appello il primo campione di vino "made in china", una bottiglia di rosso Jinwangchao. "All'etichetta elegante con bottiglia
bordolese di nuova generazione e nome internazionale accattivante si contrappone un'informazione incompleta sull'annata e un contenuto di qualità mediocre nei profumi e nel sapore", ha detto Cucini. Ma quest'anno, a fronte di una maggiore offerta di campioni da assaggiare, le cose forse potrebbero andare diversamente.

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