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IL VINO ITALIANO SI STA RADICANDO NEGLI USA COME EVENTO DI MODA: LA CONFERMA DALLA PASSERELLA NEWYORKESE, ORGANIZZATA DA VERONAFIERE, ITALIAN WINE & FOOD INSTITUTE E DALLA RIVISTA CIVILTÀ DEL BERE

E’ un “made in Italy” che non ha bisogno di grossi bastioni a difesa dalla concorrenza spesso sleale dei Paesi emergenti quello del vino italiano negli Stati Uniti. Oltre a rimanere, con 196,5 milioni di litri e 757 milioni di dollari di fatturato, nel 2002, il principale fornitore straniero, il vino italiano si sta radicando negli Usa come evento di moda. La conferma arriva dalla degustazione “Great Italian Wines” (con oltre 600 partecipanti), organizzata al Marriot Maquis Hotel a Manhattan, da Vinitaly-Veronafiere, dall’Italian Wine and Food Institute e dalla rivista “Civiltà del Bere”. L’enologia italiana che conta c’era tutta: da Biondi Santi a Nicolò Incisa della Rocchetta, da Zonin a Antinori, da José Rallo (Donnafugata) a Frescobaldi, da Mazzei (Castello di Fonterutoli) a Cristina Mariani (Castello Banfi).

L’evento ha presentato anche “Vinitaly” (edizione n. 38), in programma dall’1 al 5 aprile 2004, ed è stata accolta con particolare entusiasmo anche dagli stessi produttori italiani. Per Jacopo Biondi Santi, a capo dall’Italian Wine and Food Institute è stata proprio “la sinergia tra produttori, Vinitaly ed Iwfi che ha consentito di realizzare una iniziativa di alto livello, che un’azienda, da sola, non avrà mai la possibilità di realizzare”. Lo stesso imprenditore sul futuro del vino negli Usa, a fronte delle ipotesi di concorrenza agguerrita di nuovi Paesi produttori, si è detto ottimista perché "i vini italiani hanno delle microzone e delle tipicità che li rendono unici, a differenza degli altri vini internazionali, che sono privi di identità".

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