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In Canada il vino sorpassa i superalcolici … La vendemmia 2006 in Australia … La situazione del vino australiano secondo il colosso Foster
di Andrea Gabbrielli

- In Canada il vino sorpassa i superalcolici
Le vendite di vino in Canada, per la prima volta, hanno superato quelle dei superalcolici secondo quanto riporta l’ultimo rapporto di Statistics Canada, l’ente nazionale di statistica canadese (www.statcan.ca/start.html). Il fatturato del venduto arriva a 4,2 miliardi di dollari nel 2004-2005 (2,9 M €), con un aumento del 6,5% rispetto al 2003-2004. I superalcolici si attestano sui 4 miliardi di dollari (2,8 M €). La spesa media pro-capite spesa per il vino in Canada degli abitanti di più di 15 anni, si aggira sui 161,10 dollari (112,00 €). Il vino rosso fa la parte del leone con il 54% del venduto, mentre il vino bianco occupa solo il 32%. Oltre l’80% dei vini rossi commercializzati nel paese sono d’importazione. In 10 anni, il valore delle vendite dei vini importati ha avuto un tasso di crescita costante del 9,1%, mentre le vendite dei vini canadesi sono cresciute solo del 5,8%. Il fatturato del vino è aumentato in tutto il paese, con punte notevoli in Saskatchewan (+16,5%), in British Columbia (+12,2%) e in Ontario (+10,6%).

- Il bilancio della vendemmia 2006 in Australia

Malgrado l’industria vinicola australiana inciti i produttori ad espiantare le vigne e a ridurre la produzione, il 9% del raccolto è rimasto sulla pianta e di espianti non se ne parla. A queste conclusioni è giunta l’inchiesta promossa dall’australiana Phylloxera and Grape Industry Board (www.phylloxera.com.au/) in merito alla situazione della vendemmia 2006 e le intenzioni dei viticoltori. Infatti, da una ricerca condotta presso 1800 produttori indipendenti, risulta che: l’88% delle uve prodotte nel 2006 hanno trovato degli acquirenti. Di questa percentuale il 74% erano sotto contratto di pre-acquisto e solo il 6% è stato venduto fuori contratto (50.000 t), una bassa percentuale ma in forte crescita se si pensa che l’anno scorso era del 3%; il 12% della produzione (circa 100.000 t) non ha trovato acquirenti, 70.000 tonnellate non sono state raccolte e 30.000 tonnellate sono state distrutte. Cifre molto più elevate che nel 2005, quando solo 20.000 t. erano state distrutte. Per contrastare il fenomeno alcune cantine offrono una cifra d’acquisto delle uve più alta a quei produttori che accettano di lasciare parte del raccolto su pianta. Un terzo dei vitigni principali ha spuntato un prezzo superiore ai 400 AU$ la tonnellata (238,00 €) e soltanto il 10% è stato venduto a meno di 200 AU$ (119,00 €). Naturalmente sono state penalizzate soprattutto le vendite fuori contratto, dove nell’87% dei casi si sono registrati prezzi inferiori ai 200 AU$. Il tre quarti dello Syrah e dello Chardonnay è stato venduto a più di 300 AU$ (179,00 €), mentre solo il 47% dei Cabernet Sauvignon ha spuntato questo prezzo. Solo il 14% dei viticoltori si è dichiarato disponibile a diminuire gli impianti. Infatti si prevedono 1000 ettari di nuovi impianti mentre 700 dovrebbero essere abbandonati. Si registrerebbe quindi una diminuzione di soli 300 ettari pari all’1% del totale. Tuttavia nel 2005 la ricerca prevedeva solo 400 ettari di nuovi impianti mentre gli ettari di nuovo vigneto sono 1000. Quindi non solo nel 2006 la realtà è stata superiore alle intenzioni dichiarate, ma ci si può aspettare un aumento della produzione entro il 2010. Per quanto riguarda le varietà, tre vitigni sono in forte diminuzione: Cabernet Sauvignon, Ruby Cabernet e Merlot. Le varietà in crescita sono Sauvignon, Syrah e Pinot Gris.

- La situazione del vino australiano secondo il colosso Foster
Nel convegno organizzato da Rabobank (www.rabobank.com) in Nuova Zelanda, Jamie Odell, direttore generale del marchio australiano Foster ha sostenuto la tesi che “Siamo in un periodo di superproduzione mondiale e la concorrenza è feroce. In Australia il 40% delle cantine sono in rosso e sul mercato interno il tasso di crescita è passato dal 4,9% del 2003 all’ 1,3% de 2006. Oggi in Australia vendiamo bottiglie di vino a 1,99 $, meno di quanto costa una bottiglia d’acqua. Bisogna essere competitivi e cercare di diminuire i costi con ogni mezzo e di adottare misure vincenti ad ogni stadio della filiera Quest’anno abbiamo abbiamo lasciato sulla pianta tanta uva pari alla quantità totale raccolta in Nuova Zelanda”. Tra le nuove tattiche messo in atto dal gruppo è da segnalare il lancio del vino con il tappo a vite sul mercato giapponese, da sempre ritenuto molto tradizionale e che pertanto non avrebbe visto di buon occhio l’abbandono del tappo di sughero. Un’inchiesta però aveva rilevato che nel 95% delle case giapponesi il cavatappi, oggetto indispensabile per aprire una bottiglia, era sconosciuto. “Allora abbiamo immesso sul mercato le bottiglie con il tappo a vite della gamma Wolf Bass e questa etichetta ha rappresentato il 40% della crescita dei volumi di vino australiano venduto in Giappone nel 2005”.

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