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IN TOSCANA QUOTAZIONI ALLE STELLE NEI TERROIR DEI GRANDI VINI … FARE VINO RIMANE INVESTIMENTO PER POCHI. ANCORA BUONI AFFARI IN SICILIA, PUGLIA, ABRUZZO, SARDEGNA ...

Italia
Vigneto in Sicilia

Occorrono enormi somme da investire e nessuna fretta di moltiplicarle: ma se per il guadagno bisogna aspettare, in un’ottica di medio-lungo periodo i soldi sono al sicuro, come in un salvadanaio. Stiamo parlando degli investimenti nelle terre da grandi vini: in Toscana certi vigneti in zone top hanno raggiunto quotazioni da record, mentre i comuni terreni agricoli da semina registrano prezzi fermi o in calo. A Montalcino un ettaro di Brunello è schizzato a 500.000 euro, centesimo più, centesimo meno. Cifre astronomiche, che rendono quella di Montalcino la terra da vino più cara d’Italia. Un primato che Bolgheri negli ultimi anni sta rincorrendo: nel terroir in cui vengono prodotti vini-mito come il Sassicaia un ettaro di vigneto è arrivato a costare ben 350.000 euro. Punte di valore eccezionali, giustificate solo dall’eccellenza assoluta di alcuni posti. Diverso l’andamento nel Chianti e nel Chianti Classico, dove il valore dei vigneti è fermo o in regresso, come del resto a Scansano nella zona del Morellino. Ma si tratta pur sempre di quotazioni ragguardevoli, che si aggirano intorno ai 150.000 euro (Chianti Classico), 75.000 euro (Colli Fiorentini) e 100.000 euro (Morellino di Scansano).

Fare vino rimane un investimento per pochi: la strada per arrivare a produrre quei preziosissimi grappoli e mettere il proprio nome sull’etichetta è lastricata d’oro. Agostino Lenci, industriale calzaturiero che ha investito in Maremma nella Fattoria di Magliano (100 ettari di cui 50 vitati, vini top Morellino e Vermentino), non è pentito, ma però ammette: “Bisogna essere un po’ pazzi, cioè avere una grande passione, perché per vedere dei profitti ci vogliono almeno 10 anni”. La Maremma è un caso da manuale: i seminativi in 5 anni sono triplicati; i vigneti produttivi in un lustro hanno decuplicato il proprio valore. “L’investimento in vino - aggiunge Lenci - va fatto solo nelle zone vocate”. E’ stato calcolato che fatto cento il prezzo finale di una bottiglia di vino, il valore della materia prima agricola non supera il 10% del totale, ma solo l’acquisto del terreno coi relativi diritti di impianto comporta un investimento imponente, calcolando che per puntare ad un minimo di redditività servono almeno 30-40 ettari di vigna.

Se Toscana, Piemonte, Lombardia (Oltrepò Pavese e Franciacorta), Friuli Venezia Giulia e Umbria sono ormai zone inavvicinabili dal punto di vista del costo, si spende ancora (relativamente) poco in Sicilia, Sardegna, Puglia, Abruzzo, Basilicata, ma anche lì i terreni buoni stanno andando a ruba. Poi non basta comprare la terra, ci sono spesso i vigneti obsoleti da rifare (60-70 milioni a ettaro) e la cantina da ingrandire (magari con foresteria e sala di degustazione). Poi le attrezzature e l’imbottigliamento. La vigne nuove cominciano a produrre dopo 3-4 anni, se tutto va bene. Poi ci vuole l’enologo (almeno 30.000 euro annui), le spese per le pubbliche relazioni, le fiere, la promozione e la rete commerciale, fattori decisivi per il prezzo finale della bottiglia.

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