Fa strano trovare un Sauvignon Blanc piantato a 550 metri su una collina di Loazzolo, un piccolo borgo astigiano che ha dato il nome alla più piccola doc d’Italia. Siamo nell’Alta Langa Astigiana, una terra affascinante e selvaggia. Pochi abitanti, tanti boschi belli abitati da animali e masche (le streghe piemontesi), filari ripidi che si arrampicano su per i pendii. Di tanta bellezza, si sono innamorati nel 2001 Maria Teresa e Lodovico Isolabella della Croce, avvocato milanese e nipote di Egidio l’inventore dell’Amaro 18 Isolabella. Insieme hanno creato il Borgo Isolabella della Croce, un’azienda vitivinicola che oggi sono 15 ettari di vigneto. La moglie è scomparsa da pochi anni. Lodovico compirà 90 anni il 31 dicembre, ma ama ancora camminare le vigne insieme ai figli Luigi e Francesco. Prima il Sauvignon finiva in un Monferrato bianco; dal 2010 viene vinificato in purezza. Oggi viene prodotto con il sistema Vinooxigen, brevettato dal giovane enologo di Isolabella, Andrea Eligir. Insieme al fratello Luca, ingegnere, hanno inventato una vinificazione per produrre vino di alta qualità senza travasi. «Così non perde i profumi floreali e piacevoli - dice Andrea - e riusciamo ad avere oltre il 30% degli aromi in più». Un Sauvignon con bouquet più ampio: dai fiori di sambuco alla papaya. Non bisogna aver fretta: è un vino che si apre con grande lentezza. Bisogna berlo con calma. Da provare con pane, burro e acciughe.
(Fiametta Mussio)
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