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Istituto Commercio con l'Estero di New York - Analisi: a tutto favore dell’Italia i numeri dell’export del vino Italiano negli Usa nel 2005

Italia
Il vino italiano a gonfie vele negli States

Il vino italiano si conferma come il prodotto agroalimentare italiano più esportato negli Stati Uniti: nel 2005, gli Usa, che importano circa un terzo del vino consumato annualmente, hanno importato dall’Italia 1 miliardo e 89 milioni di dollari di vini e vermouth; un incremento dell’11,36% sul 2004, superiore alle importazioni degli Usa dal mondo e più che doppio rispetto alle performance di Francia ed Australia. Italia, Francia e Australia da sole rappresentano circa l’80% del vino importato dagli Usa. Lo ha reso noto l'Istituto per il Commercio con l'Estero di New York, su dati del Dipartimento del Commercio Usa relativi all’import negli Stati Uniti nel 2005.

Nella classifica dei valori l’Italia è seconda solo alla Francia che la precede di 28 milioni di dollari. Nelle quantità esportate (vini + vermouth) invece l’Italia si conferma prima in assoluto con circa 222,2 milioni di litri segnalando un importante incremento pari al 8,9% sul 2004. Viene così riscattata la performance negativa dell'anno passato, in cui, sulla base dei dati del Dipartimento del Commercio Usa, le quantità importate dall’Italia calarono del 6% sul 2003. Va inoltre osservato che l’Australia cresce sul 2004 di più di un punto percentuale (10,8) dell’Italia e continua a tallonarla da vicino con una quantità esportata di 202 milioni di litri.

Da ciò si rileva che l’export australiano, confermando il corso mostrato negli ultimi anni, punta sempre di più su tipologie di prodotto che evidenziano un valore unitario via, via decrescente. Sui vini frizzanti, si ha la conferma che la Francia è sempre in prima posizione con una quota di mercato del 78,57% e 20,6 milioni di litri importati. Va segnalato comunque che l’Italia, con una quota di mercato del 12,1% è seconda in classifica e segna un importante incremento percentuale sia nei valori (10,27), maggiore di quello dei “cugini d’oltralpe”, che nelle quantità (7,5%). Queste ultime crescono, però, meno di quelle dei francesi che portano a casa un incremento del 9,4% rispetto allo scorso anno.

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