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ITALIA E AUSTRALIA PIU' VICINE NEL SEGNO DELLE BARBATELLE: NASCE LA PRIMA JOINT VENTURE VIVAISTICA TRA LA VITIS DI PORDENONE E LA SAVI, CHE DISTRIBUISCE MATERIALI AI VITICOLTORI DEL NUOVO MONDO

Un'alleanza nel segno delle barbatelle: è stata siglata in questi giorni la prima joint venture italo-australiana tra la Vitis di San Giorgio della Richinvelda (Pordenone), una delle realtà vivaistiche più importanti in Italia e la Savi (South Australian Vine Improvement incorporating), che distribuisce materiale ai viticoltori del "Nuovo Mondo.

Come spiegato da Stefano Farinelli, direttore di Vitis "abbiamo concluso un contratto per vendere a Savi le selezioni clonali Fedit, cedutoci da Giuseppe Tocchetti (Padova), che comprendono oltre a cloni di vitigni internazionali quali Chardonnay, Pinot Grigio, Merlot e Cabernet, anche altri di vitigni autoctoni italiani, molto richiesti in Australia per diversificare il patrimonio ampelografico".

"Il nostro intento - ha commentato Philip Deverell, manager del "Nursery" (vivaio) del Savi - non è quello di copiare i vini italiani, ma avere una biodiversità, che manca all'Australia, per motivi storici e culturali e che invece ci può insegnare molte cose soprattutto dal punto di vista qualitativo. Per far questo il materiale prodotto da Vitis è senz'altro il migliore.
L'Australia ha bisogno di materiale vivaistico di qualità e soprattutto certificato sanitariamente. La filossera si insidia infatti pericolosamente nei nostri vigneti e dobbiamo assolutamente importare buoni portinnesti".

Un accordo importante, secondo Atanasio Lovisa, presidente Vitis, che segna "un incontro tra il mondo vitivinicolo australiano e il nostro e apre nuove vie alla conoscenza, portando noi piccoli e assidui viticoltori di pianura a confrontarci con il Nuovo Mondo e le sue innovazioni".

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