«Le cose migliori, a volte, accadono per caso». Sara Vezza inizia sempre così a raccontare com’è nato la sua bollicina local a base di Nebbiolo. È il 2009, mese di settembre: «Mio padre entra in cantina e mi dice che vuole provare a fare uno spumante con il Nebbiolo. Non ho dato troppo peso a quel che diceva ma l’ho lasciato fare. Pensavo fosse un gioco. Così, nella vendemmia 2009, è nata la prima prova di vinificazione. Il secondo esperimento lo abbiamo fatto nel 2013, anticipando la raccolta delle uve ad agosto. Pian piano mi rendo conto che il Nebbiolo non si si presta bene solo alla produzione di grandi rossi, come il Barolo, ma anche alla spumantizzazione». Non è una novità in Piemonte: il Nebbiolo veniva spumantizzato già nell’800. Il primo documento è datato 1787: si tratta di un resoconto sulla visita a Torino del presidente americano Thomas Jefferson che “alloggiando all’hotel Angleterre beve vino rosso di Nebbiolo, trovandolo vivace come lo Champagne”. Dal 2017 esiste anche un gruppo di produttori piemontesi, Nebbiolo Noblesse, che promuove la produzione di Spumante Metodo Classico 100% Nebbiolo e la sua divulgazione. Il Nebbiolo Metodo Classico Josetta Saffirio trascorre almeno 36 mesi sui lieviti. Risultato: rosa intenso, note agrumate e un’acidità spiccata ma ben bilanciata. È uno spumante gastronomico: provato con acciughe fritte, ma anche in versione vegan con un pinzimonio di ravanelli.
(Fiammetta Mussio)
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