Volenti o nolenti, il Pinot Nero è diventato l’ultima frontiera enoica anche per il Bel Paese. Tutti vogliono produrlo, a qualsiasi latitudine e in qualsiasi condizione. Chi lo ha fatto da più tempo, per esempio l’Alto Adige, vede questa intuizione a volte come sbiadita, di fronte all’“infornata” di rossi ottenuti da questo nobile ma complicatissimo (da coltivare) vitigno. Il consiglio sarebbe quindi di scegliere bene e non lasciarsi influenzare solo dalla presenza di questa varietà in etichetta, per non incorrere in vini in cui si presentano interpretazioni incerte dell’uva Borgognona, a metà strada tra declinazioni alla ricerca di una “Borgogna italiana” o decisamente caricaturali. Anche in Toscana, non mancano le aziende che si stanno misurando con il Pinot Nero e certamente quelli prodotti nel Mugello o nel Casentino rappresentano forse il meglio di questa “nouvelle vague”. Vincenzo Tommasi ha piantato due ettari e mezzo di Pinot Nero a 500 metri di altezza in località Romena, a Pratovecchio (AR) nel bel mezzo del Casentino, dando vita a Podere La Civettaja. La versione 2013 del suo vino è davvero un piccolo capolavoro, ormai collocato tra i di Pinot Nero più intriganti realizzati al di fuori della Borgogna. Come nasce? Fermentazione spontanea con lieviti indigeni in legno e cemento; 12 mesi in barriques di 3°, 4°, 5° e 6° passaggio; 11 mesi in cemento prima dell’imbottigliamento.
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