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LA CRISI DELL’EXPORT FRANCESE: IL BORDEAUX INVENDUTO DIVENTA CARBURANTE PER AUTO

L'export di vino francese è in crisi. Come già scritto in numerose occasioni da Winenews, l'antagonista per eccellenza dell'Italia ha il fiato grosso. Sono troppi ormai i segnali di difficoltà lanciati in questi mesi dai cugini d'Oltralpe che, messi insieme, dipingono una situazione di emergenza, tanto da richiedere perfino l'intervento della Commissione Europea per poter inviare alla distillazione vini di qualità rimasti invenduti. Una situazione che diventa ancor più evidente nel giorno in cui l'Italia festeggia gli ottimi risultati ottenuti in questo primo quadrimestre per quanto riguarda le esportazioni negli Usa. Al Governo francese è stato dunque accordato con regolamento comunitario 761/05 la possibilità di inviare alla distillazione 1,5 milioni di ettolitri di vino di qualità e di Regioni delimitate, i noti VQPRD che corrispondono ai Docg e Doc italiani. Una sorta di “ultima spiaggia”, visto che con questo provvedimento i produttori francesi stanno stipulando contratti per inviare il vino alle distillerie ad un prezzo di 3,35 euro ad ettolitro che, per un vino a 12 gradi si traduce in una cifra di appena 0,40 euro al litro. Ad essere venduto a questo prezzo stracciato, è soprattutto il Bordeaux che, anziché finire sulle tavole internazionali anche statunitensi, è destinato a diventare alcool o anche bioetanolo per alimentare con carburanti ecologici le automobili francesi. Non stupisce quindi il malessere generalizzato di tanti viticoltori francesi scesi in piazza qualche giorno fa con una bara, il cui striscione recitava "Qui giace l'ultimo vignaiolo".
Quanto ai numeri, nei primi quattro mesi dell'anno sul mercato statunitense le importazioni complessive di vino sono ammontate a 1 miliardo di dollari (+9,8%), dove l'Italia, con 309 milioni di dollari (+10,3%) guida qui la classifica degli esportatori vitivinicoli; il secondo posto spetta comunque alla Francia, con 286 milioni di dollari (+7,5%) e all'Australia, con 238 milioni (-0,2%). E il distacco italiano nei confronti dei cugini d'oltralpe aumenta in termini di quantità esportate negli States, che per l'Italia hanno raggiunto quota 623mila ettolitri (+3,5%) e per l'Australia 606mila ettolitri (+7,3%); la Francia qui si posiziona addirittura al terzo posto con 264mila ettolitri (+1,3%). Nonostante le difficoltà sul mercato internazionale, grazie ad un aumento del 23%, la Francia comunque si conferma nella campagna 2004/2005 il principale produttore di vino europeo con 25 milioni di ettolitri di vini a denominazione di origine e 21 milioni di vini da tavola. Per recuperare fette di mercato a cui destinare l'eccesso di produzione, la Francia è partita anche all'attacco con un'offensiva nei confronti della vinopirateria, le imitazioni delle etichette più prestigiose presenti sui mercati internazionali, soprattutto statunitensi. Si tratta di una lista di quattordici denominazioni (Bordeaux, Beaujolais, Bourgogne, Chablis, Champagne, Cognac, Graves, Médoc, Moselle, Rhin, Saint-Emilion, Sauternes) che la Francia chiede all'Ue di difendere nell'ambito dei prossimi negoziati multilaterali del Wto, introducendo sanzioni nei confronti dei contraffattori. Una battaglia questa, che trova nell'Italia un grande alleato, dimostrato anche dal patto di ferro anti- pirateria siglato recentemente tra Coldiretti e Fnsa, il principale sindacato francese agricolo.

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