Far coesistere il concetto di cru con i numeri di una cantina sociale che ogni anno produce, cartone più cartone meno, 7 milioni di bottiglie, è una sfida non da poco. Raccolta, anni fa, da Marco Giulioli, enologo de La Guardiense, che sotto la guida di Riccardo Cotarella ha portato tra i filari dei mille soci della cooperativa una visione nuova. Al centro, le oltre 3.600 parcelle coltivate, ognuna diversa dall'altra: micro-territori capaci di regalare uve, e quindi vini, diversi, a seconda dell'annata. Il cru, così, diventa itinerante: in base all'andamento stagionale si selezionano le uve che meglio sanno interpretare l'annata. Nascono così tutti i “Cru” della linea “Janare”, il vertice qualitativo de La Guardiense, nato dal progetto di zonazione aziendale, primo in Campania, che punta alla valorizzazione delle tante e straordinarie varietà autoctone del Sannio. A partire, ovviamente, dalla Falanghina, la regina tra le varietà a bacca bianca, del territorio. La 2016 è la dimostrazione nel bicchiere di come sia stata un'annata straordinaria non solo per le denominazione più prestigiose dell'Italia rossista, ma anche qui, nel beneventano. Gli anni si fanno sentire, ma in senso buono: il giallo paglierino, non ancora dorato, è il preludio ad un naso sorprendentemente ricco, dove il miele, la mandorla e l'albicocca vivono in un equilibrio perfetto. In bocca, l'acidità ancora vivace rende la beva piacevole e lunghissima.
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