Una storia profonda, che s’intreccia con quella dei Machiavelli e i loro possedimenti (due terzi dell’area di questa porzione di Chianti) già nel XIV secolo. La Leccia è dunque l’epopea d’un ritorno in area Montespertoli e Val di Botte, in un contesto in cui figurano da protagoniste le donne della famiglia Bagnoli, già nota per la storia di successo del gelato Sammontana. La scelta – 2009 - di ripristinare vigne e oliveti (20 ettari coltivati in bio a Sangiovese e Trebbiano, ma con spazio anche per Merlot e Syrah) è sintesi di tre valori: rispetto della natura, saper fare, mutamenti ragionati. Intersecate a 40 ettari di bosco, le viti vivono su suoli franco-argillosi, magri ma ricchi di calcare, in un clima mite e ventilato, a circa 200 metri di quota. Il respiro asciugante dei venti e la protezione del bosco oltre a preservare la biodiversità tutelano un mesoclima così ideale da incoraggiare anche un’attività – oggi così ardua – d’apicoltura. Dal 2013 si lavora con approccio laico sul Sangiovese: ed ecco la nascita di Boh (bolle, metodo charmat) e di questo Chianti, da vigne a quota 300, e dalla struttura tannica che ricorda quasi quella d’un Nebbiolo per delicata capillarità. Stoffa fine e aromi freschi e avvolgenti di frutta rossa convergono in un finale già speziato. Il vino risulta allora pungente ed elegante, potente e affascinante, e godibile già oggi per estroversa vivacità.
(Antonio Paolini)
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