Con più di 9.000 ettari piantati e 700.000 ettolitri prodotti, il Moscato d’Asti può benissimo dichiararsi la maggiore varietà bianca d’Italia e secondo solo al Chianti - generico, a dire la verità - come vino principale del paese. Ma urge immediatamente un distinguo: c’è una bella differenza come vino fra il Moscato d’Asti e l’Asti Spumante. Il primo, da intenditori, rappresenta solo un terzo della produzione globale dell'appellazione, mentre il vino di Asti, indubbiamente più commerciale ma normalmente meno fine, deve accontentarsi, nella maggioranza dei casi, di un ruolo di comprimario. Sappiamo, infatti, con nome e cognome, i luoghi dove il Moscato Bianco offre il massimo del suo aroma di salvia e menta, di muschio e dolcezza, e Giulio e Paolo Morando di Castiglione Tinella sanno benissimo trarre il massimo da questa uva. E sanno, a Montegrosso e Costigliole d’Asti, entrambe zone del miocene dove sovente affiorano le conchiglie marine, lavorare al massimo livello le vecchie viti di Barbera che hanno trovato, con 100-120 anni di età nel caso del Varmat, il cru aziendale. Quasi violaceo di colore, caldo e rotondo come la migliore Barbera d’Asti, speziato e sapidissimo nel gusto, questa è una Barbera che redime le molte copie da taverna, forti solo di acidità, offerte al consumatore. Frutto degli anni di esperienza e studio di Albino Morando, tramandato a nipoti che hanno imparato benissimo ad usarli.
(Daniel Thomases)
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024