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La popolarità dei vini dell’Alto Adige vola oltreoceano e conquista James Suckling, che ha firmato insieme al film maker James Orr il documentario “The Miracle of Alto Adige”, presentato al Sonoma International Film Festival ed in streaming online

Italia
The Miracle of Alto Adige by James Suckling e James Orr

Che l’Alto Adige sia una delle piacevoli novità del panorama enoico del Belpaese di questi ultimi anni, non lo scopriamo certo oggi, la crescita qualitativa, del resto è stata costante ed è iniziata almeno quattro decenni fa, quando le quantità smisero di essere prioritarie, e l’attenzione si spostò sull’individuazione di microclimi e vitigni giusti, senza per questo smantellare un sistema produttivo fatto di grandi cooperative capaci di redistribuire redditi importanti ai soci, proprio grazie alla capacità di sapersi rinnovare e stare al passo con i tempi. Adesso, la popolarità dell’Alto Adige, legata indissolubilmente ad un mercato dal raggio cortissimo, che raramente supera i confini di Germania ed Austria, e forte di un contesto paesaggistico unico, tra le Alpi e le Dolomiti, arriva Oltreoceano, conquistando il palato e l’attenzione di una delle firme del vino più prestigiose, quello di James Suckling. Che il 22 marzo ha presentato al Sonoma International Film Festival “The Miracle of Alto Adige”, il documentario firmato insieme al film maker James Orr (che ha lavorato a successi di Hollywood come “Sister Act 2”), che svela le storie dei protagonisti del successo dell’Alto Adige, i vignaioli.
“L’Alto Adige è un luogo pittoresco, ricco di castelli medievali, borghi e meleti a perdita d’occhio. Ma è sui ripidi fianchi delle montagne, anche sopra i mille metri, che si coltiva la maggior parte delle uve, in condizioni a dir poco difficili”, racconta James Suckling nell’introduzione del documentario, che dura 24 minuti ed è disponibile in streaming sul suo sito (www.jamessuckling.com). “Se pensate che raggiungere la grandezza non sia mai facile, allora i produttori dell’Alto Adige stanno facendo davvero dei grandi vini, perché lavorare qui non è certamente facile”.

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