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“La prima volta che vidi Montalcino e quel Castello che per me rappresentava il futuro, la portata del sogno di mio padre John fu subito chiara. Oggi sono orgogliosa: Castello Banfi è realtà”. Così Cristina Mariani-May a WineNews per #Vinitaly50Story

“Un giorno tutto questo ...”. Non è difficile immaginare una scena così, con protagonisti italo-americani tra i più celebri al mondo, per la prima volta di fronte al Castello dei loro sogni, in Toscana. “I was inspired. It was incredible. Capii che il Castello di Poggio alle Mura, bellissimo, immerso nella natura, per me rappresentava il futuro. La portata del sogno di mio padre John era là, chiara, davanti ai miei occhi, e come quel sogno avrebbe potuto realizzarsi secondo lui ed Ezio Rivella. Guarda questi vigneti, guarda questo Castello, mi dicevano, e mentre pensavo che erano magici, la mia immaginazione correva a quello che un giorno potevano diventare. Oggi sono così orgogliosa di quello che abbiamo, e che quel sogno sia diventato realtà”. Sono i ricordi a WineNews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, di Cristina Mariani-May, proprietaria della Castello Banfi, “figlia d’arte” di John Mariani, fondatore, con il fratello Harry, di una delle realtà più importanti del vino italiano, per #Vinitaly50Story, la cronistoria di mezzo secolo di Vinitaly e del vino italiano, attraverso le storie dei suoi personaggi, per i primi 50 anni della rassegna internazionale di riferimento del settore (Verona, 10-13 aprile; www.vinitaly.com). Aveva appena 7 anni quando ha iniziato a viaggiare tra le regioni vinicole più famose al mondo. Oggi si divide tra quel Castello del Trecento e la sede di Banfi Vintners nella nativa Long Island a New York, l’azienda di famiglia, una delle più grandi aziende statunitensi di importazione di vini, di cui è co-Ceo con il cugino James.
Tra le donne che fanno la differenza nel mondo del vino e che oggi hanno in mano le redini delle loro aziende, seguendo le orme di padri di famiglia che le hanno fondate, Cristina Mariani-May, stabilmente tra i personaggi più influenti della scena enoica internazionale, racconta anche un’altra sua prima volta, a Vinitaly a Verona: “sono passati 25 anni, era tutto più piccolo, dalle aziende al numero delle persone. Oggi mi stupisco ogni volta di vedere così tanta gente da ogni parte del mondo. È il vero punto di riferimento in cui il mondo si incontra per celebrare il vino italiano”. Che compie mezzo secolo, e pur avendolo vissuto solo in parte, dal suo punto di vista privilegiato, ricorda come il “love affair” tra il mercato americano e il vino italiano “è cresciuto di anno in anno, divenendo sempre più profondo e appassionante. Oggi per gli americani il Brunello di Montalcino è al top nel mondo, considerato uno dei più grandi rossi.
Ma amano anche le bollicine, dal Rosa Regale al Prosecco. L’amore degli americani per tutto ciò che è italiano non è mai passato, e noi lavoriamo per questo”.
Definito come “il più grande progetto mai realizzato nella produzione di vini di qualità in Italia”, opera dei fratelli italo-americani Mariani - con Ezio Rivella, uno dei più grandi enologi-manager italiani - Castello Banfi ha fatto conoscere il Brunello nel mondo, rilanciandolo insieme al suo territorio. Oggi la famiglia è alla terza generazione. Una storia affascinante che inizia da una donna: Teodolinda Banfi, perpetua dell’Arcivescovo di Milano Achille Ratti, futuro Papa Pio XI. È lei a selezionare i vini per il Pontefice ed è lei a trasmettere la passione al nipote Giovanni F. Mariani Sr, che nel 1919 fonda Banfi a New York, piccola azienda per l’importazione di cibo e vini italiani, in onore della zia. Superato il proibizionismo con l’esclusione di alcolici e vini, gli anni Sessanta segnano l’ingresso in azienda dei figli John e Harry (scomparso lo scorso gennaio, ndr), che ampliano il portafoglio con i grandi Châteaux di Bordeaux e, nel 1967, ottengono grande successo con l’introduzione del Lambrusco Riunite sul mercato statunitense: 100 casse, che diventano 11 milioni in poco tempo, trasformando Banfi in un’azienda leader. Il 1978 è l’anno in cui il loro “sogno impossibile” diventa realtà: la nascita di Castello Banfi. Il Castello di Poggio alle Mura - di proprietà dal 1983 - è il cuore dell’azienda, meta da sogno per gli enoturisti del mondo, con la sua hospitality di altissimo livello ed il Museo del Vetro e della Bottiglia, la più grande collezione privata di vetri storici. Accanto a Montalcino, passando per territori simbolo della Toscana come Chianti Classico, Maremma e Bolgheri, le proprietà si estendono fino a Banfi Piemonte, dal lontano 1979. Il risultato sono vini che raccontano il loro territorio nel mondo, in primis il Brunello Poggio alle Mura e la Riserva Poggio all’Oro, con il Rosso e il Moscadello, ma anche etichette innovative come il Summus, l’Excelsus, il Cum Laude e il Belnero, celebrate dalla critica internazionale.

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