C’è sempre una prima volta, luogo comune tra i più usati, ma anche tra i meno automatici nel mondo del vino, dove “inventare” si può fino a un certo punto, e non al volo, visto che i tempi – lunghi, lunghissimi a volte – li detta la vigna, e il produttore accorto non può far altro che, saviamente, recepirli. Ed è quanto ha fatto Marco Mantengoli, giovane, brillante e avveduto conducator della Rasina, label già distintasi nel panorama ilcinese degli ultimi anni, ma mai cimentatasi sin qui nel varo di un Brunello selezione, limitandosi al prodotto classico e alla Riserva. Eccolo, ora, il “single vineyard”, dal vigneto più vicino alla cantina, scelto per posizione ed età (oltre il quarto di secolo) giuste per alzar la voce e cantar da solista nell’intonato panorama aziendale forte di 14 ettari vitati (più oliveto e altre superfici). Affettuosamente dedicato al fondatore Santi, il nuovo Brunello sceglie per il debutto un’annata particolare: la 2015, calda e potente, grandissima per alcuni,dirimente invece - secondo chi scrive - in base a capacità interpretative e misura di chi l’ha gestita, Nel caso del Persante (24 mesi in legni di varia misura, con concerto armonico e bilanciato, e poi giusta sosta in vetro) la mano felice è palese: frutto saporito e succoso, venato dal segno “terroso” della matrice geologica; tensione e godibilità ben mixate; tannini giusti; e lunga strada davanti.
(Antonio Paolini)
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