Lo sappiamo, noi matti per il vino, che quando tocca scegliere un vino italiano invecchiato che possa sfidare i grandi bianchi del mondo, nelle vecchie annate del Gavi La Scolca etichetta nera, abbiamo una certezza. Fin dall’inizio, prima ancora che arrivasse la DOC nel 1974, la famiglia Soldati ha sempre e solo vendemmiato, dalle argillose colline di Rovereto, una selezione di uva cortese adatta per la produzione di bianchi ricchissimi di profumi di zagara, di scorza di limone, di pompelmo e anice con un palato reattivo e succosissimo sin da subito. Ma la sorpresa, il cambio di passo, lo stacco dal gruppo avviene dopo qualche anno dall’imbottigliamento. Ecco che, assieme ai profumi delle giovani annate si affiancano quelli di pietra focaia, di polvere da sparo e di un delicatissimo miscuglio di torba e scorza di limone. E se al naso si è continuamente sollecitati da profumi intensi di iodio e macchia mediterranea, che ci rammentano la vicinanza del mar ligure, al palato si rimane coinvolti nella sua cremosità avvolgente tratteggiata da una tessitura sapida e minerale. Queste note sono dell’annata 2013 aperta, degustata e bevuta a fianco del suo giovane fratello del 2020 che sembrava anticipare, con minore intensità e sicurezza, tutti i lati del carattere del suo fratello più maturo. Risentiamoci nel 2030, ma nel frattempo mettiamo via qualche bottiglia del 2020 e, impariamo a “guardare lontano”!
(Filippo Bartolotta)
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