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La svolta qualitativa della cooperazione vinicola italiana, gli oltre 150.000 viticoltori che ne sono “proprietari”, e che, uniti, hanno salvato territori e conquistato i mercati: il racconto di “Vi.Vite” per Ruenza Santandrea (Alleanza Cooperative)

Accendere i riflettori su una colonna portante del vino del Belpaese, la cooperazione, che in Italia ha salvato la viticoltura in territori dove altrimenti sarebbe scomparsa, dato reddito a migliaia di piccoli agricoltori e viticoltori che da soli non avrebbero avuto la forza neanche di vinificare la loro uva, centinaia di migliaia di persone che sono i veri proprietari delle cantine, un tempo sociali e votate alla quantità, oggi cooperative con una svolta netta verso la qualità, al punto che non solo valgono da sole il 40% del fatturato del vino italiano ed un terzo delle esportazioni (1,8 miliardi di euro), ma rappresentano oltre la metà della produzione Dop e Igp del Belpaese. Magari innovando il linguaggio del racconto del vino, uscendo dai quei cliché e tecnicismi perfetti per gli addetti ai lavori, ma poco efficaci ed empatici per il pubblico generalista, soprattutto pensando ai giovani. Ecco l’obiettivo di Vi.Vite, evento che sarà di scena il 25-26 novembre a Milano, voluto dall’Alleanza delle Cooperative Italiane, come spiegato oggi a Roma, alla presenza del vice Ministro delle Politiche Agricole, Andrea Olivero, da Ruenza Santandrea, che guida il settore vino dell’alleanza.
“Abbiamo scelto il Museo della Scienza di Milano come location perchè se oggi il vino è ai livelli alti che ha raggiunto, lo dobbiamo alla scienza e alla conoscenza, alla ricerca su varietà resistenti e così via. Per questo mi piace pensare ad un settore del vino che cammina con la testa rivolta in avanti, e non al passato. Vi.Vite racconterà le vite dei viticoltori della cooperazione, sarà un evento esperenziale, rivolto soprattutto ai giovani, con degustazioni, spettacoli, seminari ma in una atmosfera informale e sincera, da “pane e salame”, come dico io, in senso positivo”.

Positiva come la svolta qualitativa fatta dalle cooperative italiane negli ultimi anni, come ha ricordato il presidente dell’Alleanza Giorgio Mercuri, grazie anche a tanti giovani ed a tante donne, entrati a far parte di una filiera lunga, “dall’uva ai mercati, dove oltre agli agricoltori sono fondamentali tecnici, scienziati, esperti di marketing e di commerciali”. Una svolta che non ha portato soltanto a successi di critica e di mercato, ma che è salvifica per l’economia del settore.
“Io dico sempre che il bello della cooperazione è essere piccoli dove serve essere piccoli, per esempio nel contatto con la terra che i nostri viticoltori hanno, visto che mediamente ognuno di loro possiede e conduce poco più di 1,5 ettari di terreno, ed essere grandi dove serve essere grandi, quando si va sui mercati, per esempio”, spiega la Santandrea a WineNews. Ed aver puntato sulla qualità, e non solo sulla quantità come in passato, è stato fondamentale, anche per contrastare un’annata come la 2017, che ha messo a dura prova il vigneto Italia: “il calo quantitativo lo abbiamo sentito tutti, per fortuna le uve arrivate in cantina sono sane. Certo, c’è da aspettarsi un aumento dei prezzi, che pagheranno in parte anche i consumatori. Ma questo, da un lato, servirà anche a fare un po’ di “pulizia” di vini che non sono adeguati per i livelli qualitativi a cui puntiamo oggi. Ed è anche per questo che la cooperazione italiana è forte. 8 delle prime 20 realtà per fatturato in Italia sono cooperative. A volte le classifiche ci declassano quando si parla di redditività. Ma è naturale che sia così: gran parte degli utili che facciamo li investiamo per pagare le uve ai nostri viticoltori al di sopra dei prezzi di mercato, per garantire loro un reddito dignitoso e per fare qualità”.
Peculiarità che saranno alla base del racconto di Vi.Vite: “la cooperazione del vino non ha un’immagine, un volto, un proprietario. Magari - dice la Santandrea - i volti della cooperazione sono i soci, ed a Milano ci sarà la carica dei 100.000, i soci delle cantine, tra le più importanti d’Italia, che saranno presenti a Vi.Vite. Sarà una festa, e i protagonisti saranno le vite dei viticoltori, il cui racconto merita di essere fatto”.
Ci sarà spazio per le degustazioni, di vini quasi tutti da vitigni autoctoni, “anche questi spesso salvati grazie al radicamento delle cooperative e al legame con i territori - aggiunge la Santandrea - con approfondimenti guidati dal giornalista Daniele Cernilli, o la degustazione dei vini delle cooperative che hanno raggiunto i “Tre Bicchieri” dalla guida del Gambero Rosso, ma anche spazio per il divertimento con attività coinvolgenti, con spettacoli in collaborazione con Zelig e non solo, e chiacchierate dove saranno coinvolti gli esperti, ma in modo informali, su temi come la sostenibilità, la ricerca e non solo”.


Un evento che è ad un anno zero ma che, spiegano Mercuri e Santandrea, vuole diventare appuntamento fisso in quella Milano che, dopo Expo, è diventata capitale enogastronomica d’Italia, magari in futuro aprendo anche alla partecipazione della cooperazione francese e spagnola.

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