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La tecnologia Blockchain al servizio della certificazione biologica del vino: la prima etichetta autocertificata, dalla produzione alla qualità, dalla provenienza alla filiera, è il Nero d’Avola La Mura BIO 2017 di Casa Girelli (Gruppo La-Vis)

La tecnologia Blockchain, che permette la creazione e gestione di un grande database distribuito per la gestione di transazioni condivisibili tra più nodi di una rete, al servizio della certificazione biologica del vino: la prima etichetta di cui è stato possibile autocertificare il processo di produzione, la qualità, la provenienza e la filiera, nel rispetto dei protocolli della produzione biologica, è il Nero d’Avola La Mura BIO 2017 di Casa Girelli (gruppo La-Vis), attraverso la tecnologia di Ernst & Young (www.ey.com).

La tecnologia Blockchain, in questo senso, è caratterizzata da un database che contiene un registro di tutte le transazioni, per cui chiunque può verificare la validità della catena delle transazioni. Attraverso un processo di condivisione in rete di tutte le informazioni connesse al prodotto, il consumatore potrà verificare, in qualsiasi momento e punto vendita, provenienza, caratteristiche organolettiche e l’intera filiera agroalimentare e industriale della bottiglia certificata dal produttore, semplicemente avvicinando il proprio smartphone al QR Code presente sull’etichetta. Sarà così possibile conoscere il campo in cui è stata coltivata l’uva, le viti utilizzate, i trattamenti fitofarmaci e agricoli effettuati in tutti i passaggi e i metodi produttivi.

La trasparenza delle informazioni diventa, quindi, un asset potenzialmente importante per il sistema vitivinicolo del Belpaese, facendo leva sul valore reale delle uve coltivate e vinificate, ma anche sull’importanza del concetto di made in Italy che ancora attira i mercati internazionali. Proprio come il concetto di tracciabilità, che influenza gli acquisti del il 74% dei consumatori, mentre nove consumatori su dieci nel mondo vorrebbero conoscere maggiormente i vini italiani ed i criteri di certificazione d’origine, e più del 70% sarebbe disposto a pagare un prezzo più alto se questo fosse garanzia di trasparenza e provenienza, come emerge dalle ricerche di V.i.v.a. Sustainable Wine e Vinitaly.

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