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“LA TENUTA CAMPO DI SASSO BISSERA’ IL SUCCESSO MONDIALE DI ORNELLAIA”. IL VINO DI OGGI? “E’ ASSOLUTAMENTE IL PIU’ BUONO CHE ABBIAMO MAI PRODOTTO”. PARLA MICHEL ROLLAND, L’ENOLOGO PIU’ FAMOSO DEL MONDO, INTERVISTATO IN ESCLUSIVA DA WINENEWS

Italia
Michel Rolland

“Lodovico Antinori è un mio grande amico, lo conosco da molto tempo e so che gli piacciono le cose ben fatte. Il suo nuovo progetto non ha lasciato nulla al caso e quando mi ha proposto di dargli una mano ho accettato senza esitazioni”. Esordisce così Michel Rolland l’enologo più famoso al mondo, intervistato in esclusiva da Winenews.
“Campo di Sasso è una bellissima tenuta - prosegue Rolland - non solo dal punto di vista paesaggistico, ma anche da quello pedoclimatico. Sono sicuro che con il tempo i vini prodotti a Bibbona da Lodovico Antinori finiranno per imporsi autorevolmente. Certo, ci vorrà del tempo, come ci sono voluti circa una decina di anni per il successo di Ornellaia, ma sono certo che riusciremo a ripeterci nell’impresa. Del resto, secondo la mia esperienza, il litorale dell’Alta Maremma è secondo soltanto al Pomerol per la produzione di grandi Merlot”.
Per il flying-winemaker per eccellenza “il vino di oggi è assolutamente il più buono che abbiamo mai prodotto nella storia, e sarà destinato a migliorare con il miglioramento delle nostre conoscenze di viticoltura ed enologia. Non solo, ma la stessa modernità ci ha permesso anche di essere veramente “tradizionali”, nel senso che solo oggi, grazie alle nostre conoscenze, possiamo lavorare anche con tecniche riprese dalla tradizione, ottenendo grandi vini, completamente esenti da difetti”. E’ nel solco del paradosso della “modernità come veicolo della tradizione” che Rolland spiega che “la vera e propria distruzione della tradizione è avvenuta negli anni ’60 e ’70, quando, specialmente in vigna, siamo ricorsi all’uso sistematico della meccanizzazione. Ma oggi, siamo tornati a compiere molte delle operazioni di gestione del vigneto a mano e invecchiamo quasi tutti i nostri vini in piccole botti, il non plus ultra della tradizione”.
Centrare il grande vino resta il sogno di ogni produttore, ma “nessun tecnico serio potrà assicurare ad ogni suo cliente di riuscire a fare il miglior vino del mondo - prosegue l’enologo bordolese - piuttosto è importante che il consulente stabilisca con ogni produttore un buon feeling e una complicità all’insegna della passione, premessa essenziale per ottenere grandi risultati”. Michel Rolland, dopo la sua apparizione nel documentario di Jonathan Nossiter “Mondovino”, è diventato il simbolo della globalizzazione, una specie di malvagio “alchimista” interessato soltanto a distruggere le diversità dei terroir e l’identità dei vini prodotti dai suoi clienti sparsi un po’ in tutto il mondo. “Credo che un grande vino sia uguale in tutto il mondo - spiega il tecnico francese - ma nei trenta anni che faccio questo mestiere, non ho mai assaggiato vini identici. L’uomo non può cambiare il terroir, il vero elemento decisivo per l’identità di un vino, eventualmente, può trasmettergli la propria personalità. Credo invece che i vini siano tutti uguali solo per degustatori poco esperti, che assaggiano quei vini troppo giovani”.
Quasi tutti gli appassionati e molti addetti ai lavori considerano i vitigni autoctoni l’espressione più profonda dell’identità territoriale, per Rolland, invece, “i vitigni autoctoni possono rafforzare quell’identità, che resta intimamente legata al terroir, ma non tutti possono garantire vini di buona qualità. Quindi, sarebbe meglio non enfatizzarli troppo e fare semplicemente dei buoni vini. Le aziende vitivinicole non sono associazioni filantropiche. Io sono felice di lavorare il Sangiovese in Toscana, o il Malbech in Argentina, o il Merlot a Pomerol, ma il mio scopo principale è quello di fare un vino qualitativamente ineccepibile e che si venda. Io sono semplicemente un consulente, non un ayatollà!”.

Il profilo di Michel Rolland
Michel Rolland è nato a Libourne nel 1947 - fatalmente in uno dei grandi millesimi di Bordeaux - e comincia la sua attività di enologo nella proprietà di famiglia, Chateau le Bon Pasteur, nel Pomerol. Completati gli studi all’Istituto di Enologia di Bordeaux, agli inizi degli anni ‘70, insieme alla moglie Dany (enologa anch’essa) acquista nel 1976 un laboratorio enologico a Libourne, e dal 1978 comincia a svolgere anche l’attività di consulenza tecnica per alcuni châteaux bordolesi. Dal 1986, invece, comincia a lavorare anche all’estero. Oggi, a 58 anni, con oltre 30 vendemmie alle spalle, rappresenta il simbolo del flying-winenaker seguendo circa un centinaio di grandi aziende vitivinicole sparse un po’ in tutto il mondo, dalla Francia, all’Italia, dalla Spagna all’Ungheria, dall’Argentina, al Cile dal Sud Africa agli Stati Uniti. L’ultimo paese “conquistato” è addirittura l’India, dove Rolland è stato il primo a produrre un vino a Bangalore. E’ proprietario di un laboratorio enologico nel Pomerol (12 dipendenti, di cui 7 enologi) che controlla e analizza i campioni di vino di 700 vignaioli, a cui vende anche i prodotti per la gestione della vigna e della cantina. Possiede compartecipazioni proprietarie in cinque appellation di Bordeaux, in Argentina e in Sud Africa. Le sue parcelle oscillano dai 2.000 ai 30.000 euro, a seconda che svolga attività come semplice “analista” o intervenga direttamente come consulente. Queste le cifre, ma Michel Rolland è, evidentemente, anche altro. Troppo spesso si dimentica che l’enologia non è stata inventata, originariamente, per fare i buoni vini, ma piuttosto come “cura”per arginare i problemi che si verificavano nelle varie fasi della vinificazione. L'enologia moderna - nel senso in cui la intendiamo oggi e cioè come scienza preventiva e qualitativa - è una scienza giovane che ha sostanzialmente tre padri: i professori Jean Ribéreau-Gayon, Pascal Ribéreau-Gayon ed Emile Peynaud (di cui Rolland è stato allievo). Mentre Jean Ribéreau-Gayon era soprattutto uno scienziato, un ricercatore, suo figlio Pascal ed Emile Peynaud sono usciti dall'accademia, affrontando le difficoltà reali, principalmente nelle cantine, e applicando concretamente la ricerca alla pratica. Michel Rolland, in un certo senso, ha scelto una strada differente, concentrando la sua attività sul vigneto. E’ stato il primo enologo, che ha sistematicamente lavorato per evitare qualunque tipo di stress per la materia prima in fase di vendemmia e, verso gli inizi degli anni ’80, è stato il primo a comprendere che la maturità aromatica (e polifenolica) delle uve era più importante di quella zuccherina e un grande vino non poteva essere tale contando esclusivamente sul suo grado zuccherino. Oggi, le sue intuizioni sono diventate patrimonio dell’enologia mondiale e un vino da 15 gradi alcolici, può conservare intatte anche le sue più fragranti note fruttate.

Michel Rolland ... alcuni clienti
Francia: Château L'Evangile, Château Clinet, Château Pavie, Château Monbousquet, Château Pontet-Canet, Château Léoville Poyferré, Château Lacombes, Château Le Bon Pasteur, Château Bertineau Saint-Vincent, Château Rolland-Maillet, Château Fontenil, Château La Grande Clotee, Château Angélus, Château Clos de la Tour, Château La Garde, Château Belgrave, Château De Valandraud, Château Kirwam, Chateau Troplog Mondot, Château La Dominique, Château Grau Mayne, William Pitters (di Bernard Magrez)
Italia: Tenuta Campo di Sasso, Tenuta dell’Ornellaia, Tolaini
Spagna: Marqués de Cáceres
Ungheria: Château Megyer
Stati Uniti: Robert Mondavi Winery, Araujo Wine Estate, Harlan Estate, Franciscan Estate, Merryvale Vineyards, Simi Winery, Staglin Family
Cile: Salentein, Casa Lapostolle do Chile
Argentina: Etchart San De Pedro Yacochuya, Clos de los Siete
Sud Africa: Rupert & Rothschild, Fredericksburg, Veenwouden

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