Giuliana dice sempre a Ignazio di non prendersi mai troppo sul serio. È così che nel 1993, quando ancora non si poteva citare il vitigno in etichetta, lo hanno ironicamente battezzato EnneEnne: “NN” come un tempo s’indicava il figlio di genitori sconosciuti. Una storia iniziata negli anni Novanta a L’Armangia di Canelli (Asti) - che in piemontese significa “rivincita” - quando Ignazio Giovine, vignaiolo appassionato e creativo, ha deciso di piantare il Sauvignon Blanc in un terreno vocato a Moscato sulla collina di Castellero, a quasi 200 metri d’altezza. Alleato prezioso: un suolo fortemente alcalino, ricco di scaglie di pietra calcarea, esposto a Sud-Sud/Est e costantemente ventilato. La vinificazione include una pressatura soffice con breve macerazione, una fermentazione parzialmente in rovere e una conservazione su feccia di 2-3 mesi. Il risultato? Un vino che riflette il “carattere moscatista”, dove viene esaltata la parte salina e aromatica, non quella vegetale. «Non siamo friulani e neppure neozelandesi - dice Ignazio - bensì cerchiamo di dare un carattere il più piemontese possibile a questo vitigno». L’ultima bottiglia del 1993, stappata qualche giorno fa, è stata una rivelazione: Enneenne si distingue per la sua straordinaria longevità, sviluppando aromi terziari complessi senza mai perdere la sua bella freschezza acida. Abbinamento consigliato: torta di cipolle antica ricetta piemontese.
(Fiammetta Mussio)
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