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LE CITTA’ DEL VINO APPOGGIANO IN PARLAMENTO IL DISEGNO DI LEGGE SULLA DISCIPLINA DELLA PROFESSIONE DI SOMMELIER. “MA LA PROPOSTA DOVREBBE ESSERE ALLARGATA ANCHE AD ALTRE CATEGORIE DI DEGUSTATORI DI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI”

“Il provvedimento va sicuramente nella giusta direzione, intendendo offrire al settore vitivinicolo e della ristorazione, un ulteriore elemento di professionalità in grado di supportare gli aspetti informativi ed educativi che sono individuabili nell’ampia filiera dell’enogastronomia italiana”: è il giudizio positivo espresso oggi dalle Città del Vino - l’associazione dei Comuni a più alta vocazione vitivinicola d’Italia - in audizione in Commissione Agricoltura al Senato sul Disegno di Legge “Disciplina della professione di sommelier e delega al Governo per la regolamentazione della materia”.
Ma le Città del Vino, sulla proposta in discussione al Senato, vanno anche oltre: questa nuova disciplina dovrebbe essere estesa anche anche a tutti gli assaggiatori di prodotti tipici italiani, come nel caso dell’olio o dei formaggi, ma non solo, offrendo uno spettro ben più ampio alla figura del “degustatore professionale”, la cui esperienza può diventare un utile strumento di “certificazione” e a difesa dell’originalità e dell’alta qualità della produzione made in Italy.

“La figura del sommelier è importantissima - sottolinea il presidente delle Città del Vino, Valentino Valentini - in quanto, non solo è chiamato a selezionare vini per ristoranti ed alberghi, ma è sempre più un divulgatore nei confronti del consumatore, al quale deve saper offrire, insieme al vino, una buona capacità di comunicazione per informare ed educare ad un consumo consapevole, un’esigenza, oggi, più che mai necessaria, anche se il vino è il minor indiziato di fronte al problema dell’abuso di alcol”.

La necessità di specializzare questa professione - prosegue Valentini - deriva anche dalle recenti disposizioni dell’Ocm vino (Regolamento 479/2008) che introducono ampie novità, non sempre positive, sulle denominazioni di origine e sull’etichettatura dei vini stessi. Per tanto una figura di sommelier che possa fornire un servizio sempre più adeguato e professionale, è auspicabile nel mondo dell’enogastronomia, dove la ristorazione, ma anche le altre forme di commercializzazione e distribuzione, ricoprono un ruolo informativo ed educativo nei confronti dei gusti e delle tendenze dei consumatori”.

Ai vertici mondiali per qualità e quantità, l’Italia è ricca non solo di prodotti vitivinicoli (477 tra Doc, Docg e Igt, 40.000 aziende imbottigliatrici), ma anche gastronomici (116 Dop, 64 Igp, oltre ai Prodotti Tipici Tradizionali). Per questo, oggi, l’approfondimento e la conoscenza non riguardano più solo il vino: molti altri prodotti patrimonio della tradizione italiana sono al centro dell’interesse dei consumatori, che sempre più vogliono capire e saper scegliere.

Dall’olio extra vergine di oliva ai formaggi, dai salumi al caffè, fino alla cioccolata e così via, sono diventati oggetto di degustazione, tanto da far nascere nel tempo nuove figure di esperti e assaggiatori professionali. Per questo, secondo le Città del Vino, la proposta in discussione al Senato, dovrebbe essere estesa alla figura del “degustatore professionale”, la cui esperienza può diventare ulteriore strumento di “certificazione” e di difesa dell’originalità e della qualità dei prodotti italiani.

Per le Città del Vino la creazione di un albo ufficiale dei sommelier, costituisce un forte elemento di responsabilizzazione della categoria, che, negli ultimi vent’anni, ha svolto un ruolo importante, ma che ha bisogno di un ulteriore salto di qualità. Le nuove norme che regolamenteranno l’attività dei degustatori dovranno essere concordate anche a livello europeo, dove peraltro, per quanto riguarda il vino, la Ue ha già da tempo fatto proprie le regole dell’Organisation Internazionale de la Vigne e du Vin (Oiv), cui fanno riferimento tutte le commissioni di degustazione.

Su i requisiti formativi per l’esercizio della professione di sommelier, a cui si fa riferimento nel disegno di legge, per le Città del Vino sarà opportuno aggiungere, tra gli enti abilitati alla formazione didattica e professionale, anche gli istituti tecnici agrari a indirizzo enologico e le scuole enologiche - che, in Italia, sono ai vertici europei per qualità della didattica - affinché vi sia una più completa offerta formativa, che non può limitarsi solo agli istituti alberghieri.

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