Destò una certa curiosità e interesse, una decina di anni or sono, l’arrivo a Montalcino del primo Brunello firmato Le Ragnaie. Un vino che, in qualche modo, si poneva su un percorso stilistico diverso da quello battuto dalla maggior parte dei produttori di Montalcino. Un profilo rigoroso e originale al tempo stesso, che ad alcuni osservatori poteva far ricordare la Borgogna. Oggi l’azienda condotta da Riccardo Campinoti, 15,50 ettari di vigneto coltivato a biologico, per una produzione media di 80.000 bottiglie, continua a sfornare etichette nel solco di una cifra stilistica sottile e sfumata. I vigneti si trovano in tre diversi areali del comprensorio di Montalcino: Ragnaie, posto vicino alla cantina (nei pressi del Passo del Lume Spento), Fornace (che si trova a Loreto di Castelnuovo dell’Abate, settore sud-est) e Petroso (sul limite ovest del colle dove sorge Montalcino). Tre differenti luoghi uniti comunque da un minimo comune denominatore, rappresentato, appunto, da finezza e levità. Le Ragnaie, storicamente, produce due Brunello Cru (più l’ultimo arrivato “Casanovina Montosoli”): il Fornace e il Ragnaie V.V.. E quest’ultimo, ci sembra ancora quello più centrato. La versione 2016 profuma di amarena, agrumi ed erbe di campo, con tocchi di liquirizia, tabacco e sottobosco. In bocca, il vino ha dinamica ed energia, in una progressione ritmata e fragrante, anche nel finale dai ritorni fruttati.
(fp)
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