Il Lazio è una regione di vini bianchi, ma la dimensione del mercato rappresentato dalla area metropolitana romana, più di 4,3 milioni di abitanti più i grandi flussi turistici che annualmente gremiscono la Città Eterna, ha soltanto contribuito alla massificazione dei suoi vini. E ad una viticoltura basata su varietà molto produttive e poco qualitative, il Trebbiano Toscano e la Malvasia di Candia. Come era inevitabile, una reazione c’è stata: nel nuovo millennio diverse aziende hanno cominciato e risalire la china e Le Rose di Cataldo Piccarretta è fra quelle i cui vini sono stati più convincenti. Fondata nel 2003 da Cataldo Piccarretta (che molto intelligentemente ha affidato il progetto a Luca D’Attoma) la casa, sin dall’inizio, ha scelto di rinnovare la tradizione e, allo stesso tempo, di puntare pure sulla innovazione. La viticoltura è rigorosamente biologica e le varietà impiegate sono, senza compromessi, qualitative: la Malvasia Puntinata, il Verdicchio, una volta ben presente in zona, e il Fiano, vitigno con una ottima affinità con i terreni. Molto saporito il vino di punta, il Colle dei Marmi, con i suoi aromi agrumati accompagnati da belle note floreali, di miele e, molto leggere, di vaniglia. La bocca è sostanziale, il volume c’è, così come la lunghezza e la persistenza. Il vino esce un anno dopo gli altri della gamma e promette anche altri anni di gradevole beva davanti.
(Daniel Thomases)
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