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EDITORIALE

L'essenza della Toscana enoica

Non è un luogo il Chianti Classico, ma i suoi confini segnano il Chianti primordiale, verace e irripetibile sia dal punto di vista paesaggistico che da quello di vocazione alla produzione di vini: tanto per essere chiari, la "casa" ideale del Sangiovese. La terra del Gallo Nero posta tra Siena e Firenze, con un retaggio storico da far venire i brividi alla montagna di Reims (sembra decisamente centrato il gemellaggio con la Champagne, peraltro) o ai Clos borgognoni, è da sempre il centro dell'enologia toscana (e infatti alcuni top player ci stanno puntando come non è successo altrove). Nel bene e nel male, ovviamente. Si fosse trovato in Francia, un luogo del genere sarebbe di slancio diventato il punto di riferimento del vino transalpino, senza se e senza ma. Ma in Italia e in Toscana in particolare, forse siamo abituati male. Fatto sta che i vini prodotti in questo areale non hanno avuto lo stesso successo commerciale di prodotti nati in luoghi assai meno propizi alla coltivazione della vite o, peggio, in areali dedicati storicamente ad altre colture. Così va il modo (del vino italiano). Adesso però la qualità media del Chianti Classico è decisamente smagliante e, anche se non sarà la soluzione definitiva, si sta avvicinando anche il momento delle menzioni, una strategia tutta enoica che potrebbe fare molto meglio di quelle dettate dal marketing, che per sua essenza non può guardare oltre alla merce, omogenizzando tutte le merci senza distinzioni. Il vino però, ricordiamolo, è un po' una merce speciale.

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