È una sferzata di acidità quella che accoglie la bocca quando si assaggia il Dosaggio Zero Riserva 2015 di Letrari. Acidità che gradualmente si addomestica grazie alla cremosità delle bollicine, lasciando il posto alla vaniglia, alla crema pasticcera e poi, improvvisamente, ad un netto sentore di frutti tropicali. Un gioco di contrasti, che Chardonnay (al 60%) e Pinot Nero (al 40%) si divertono a diffondere sulle papille gustative, dopo aver sostato 60 mesi sui propri lieviti. Le uve provengono da un vigneto di Sompiaz, che si trova a Nogaredo su terreno basaltico a circa 400 metri s.l.m.. Siamo in Trentino, poco a nord di Rovereto, oltre il fiume Adige: qui la cantina Letrari conta su parte dei suoi 14 ettari di vigneto; l’altra sta a Borghetto all’Adige, parecchio più a sud, al confine col Veneto, dove il suolo è calcareo. I vitigni che coltiva non sono solo quelli tipici delle “bollicine di montagna”: Chardonnay, Pinot Nero e Bianco sono accompagnati da Merlot, Cabernet Sauvignon ed Enantio (uva autoctona decisamente rustica della Bassa Vallagarina, catalogata come “Lambrusco a Foglia Frastagliata). La storica casa spumantistica trentina, che nel 2026 raggiungerà “formalmente” il traguardo di 50 anni (la storia di famiglia legata al vino in realtà è molto più antica, e risale addirittura al 1600), oggi è condotta da Lucia Letrari, enologa come il padre Leonello che fondò l’azienda nel 1976.
(ns)
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