L'Aurente nel 1999 prese il posto dello Chardonnay I Palazzi, uno dei primi in Italia ad essere vinificato in legno fin dal 1982. Il nuovo nome voleva (e vuole) rimarcare il carattere dorato del vino, che in effetti si ritrova sia nel suo colore che nella sua struttura. Morbido e glicerico fin dal nostro approccio esterno, profuma intensamente di ananas, melone giallo, biancospino e vaniglia, con un lieve cenno di idrocarburo, che col passare del tempo si fa più marcato. Lo ritroviamo in bocca, che si conferma anche burrosa, speziata e tropicale: calda e salata, si congeda con una piacevole freschezza acida che arieggia la trama densa del sorso, lasciando ricordi di zenzero, pesca e ginestra. Uno Chardonnay (che proviene dalle pendici della collina di Brufa, dove ha sede Lungarotti a Torgiano, zona sud-est di Perugia) fermentato in barrique - dove pure matura per 6 mesi sulle sue fecce fini, messe periodicamente in sospensione - che dimostra come anche in Italia siamo capaci di dosare con cura la vinificazione in legno, nobilitando (anziché svilire) alcuni tratti strutturali di questa uva a bacca bianca francese. Lungarotti può contare su 250 ettari di vigna fra Torgiano e Montefalco - coltivati a Sangiovese, Grechetto, Sagrantino e Trebbiano, oltre che Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot Grigio e, appunto, Chardonnay - per una produzione totale di circa 2,5 milioni di bottiglie, suddivise in 29 etichette.
(ns)
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