Questo è un vino che ci prepara ai mesi freddi in arrivo, da aprire in una sera di pioggia fuori e torpore dentro, che d’ora in avanti ciclicamente arriveranno. Profondo, caldo, intenso e sfaccettato nei profumi, il San Giorgio 2018 è un concentrato di marasca e spezie, rovi e more, confettura di fichi, cenni tostati sottoforma di caffé e cacao amaro, note boisée, alloro, corteccia, bacche di ginepro. Caldo e intenso è anche il sorso: subito amaricante e fruttato, aderente senza eccessi, sviluppa freschezza agrumata da arancia rossa e una leggera sapidità mediana. Dal lato aromatico, in bocca le note speziate prendono il sopravvento su quelle fruttate, lasciando un lungo ricordo di resina da incenso. Un “superumbrian” affinato un anno in barrique, che Giorgio Lungarotti ha ideato nel 1977 e che ha voluto dedicare al Santo col drago che Torgiano festeggia il 23 aprile. Giorgio Lungarotti è lo stesso che ha fondato la cantina nella provincia perugina, prendendosi carico di un’eredità vitivinicola bene avviata dal padre e dallo zio e contribuendo negli anni a scrivere e diffondere la storia enologica regionale e d’Italia. Oggi l’azienda vede all’opera 3 generazioni di Lungarotti, che coltivano 250 ettari di vigna (di cui 20 biologica a Montefalco), producendo 2,5 milioni di bottiglie: 29 diverse etichette che valorizzano gli autoctoni umbri, come il Sagrantino, il Trebbiano, il Grechetto e il Sangiovese.
(ns)
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