Una storia tutta da raccontare: fatta di passione, abnegazione, fatica, ambizione, competenza, tenacia e saggia provocazione. Quando Felice Salamini, allevatore di bestiame allo stato brado, si innamora di un vecchio vigneto abbandonato, da cui tutto avrà inizio (nel 1988), il suo interesse per le uve e per i vini internazionali è già acclarato. Da lì, l’acquisizione di una cinquantina d’ettari su cui impiantare uve solitamente non molto praticate, almeno in queste terre di vini frizzantini e/o amabili. Predicando così tutt’altro verbo ma da subito lavorando al meglio nei suoi appezzamenti, con selezioni mirate e una viticoltura tesa al biologico. L’azienda, dal 2002 trasferitasi nel Castello di Momeliano, epicentro e ritrovo anche culturale dell’enologia nazionale e non, prende il nome dalla valle legata al torrente anonimo, affluente del Tidone. Da diversi anni a Felice si è affiancato anche il figlio Lucio, che ha saputo poi dare nuovo lustro ai classici locali: dalla Malvasia alla Barbera, fino al Gutturnio. Questo Superiore, per l’appunto, affinato per alcuni mesi in barrique e dal colore di un rubino tonico e luminoso, ha incedere costante dal naso al palato: con richiami vegetali e di frutta sotto spirito, toni balsamici e di viola e arancia rossa. Chiudendo robusto ma succoso, energico ma fine, caldo ma di beva. Per una denominazione di nuovo assurta ad alti livelli.
(Fabio Turchetti)
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